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Islam e Ambiente

di Hamza Massimiliano Boccolini

(articolo pubblicato su Modus n. 5, marzo 1998)

Ormai già da diversi anni anche nei paesi del medio oriente e più in generale in tutto il mondo arabo - islamico si parla del problema dell’inquinamento atmosferico. L’avanzata della desertificazione delle terre, la progressiva industrializzazione di alcuni paesi e lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali senza alcuna tutela per l’ambiente pone seriamente in pericolo l’equilibrio ambientale di quelle regioni; ma nella tradizione di questi popoli come è nata la sensibilità nei confronti dell’ambiente e della fauna? L’unico modo corretto di studio del rapporto Islam - ambiente è quello di analizzare le fonti di questa religione che sono il Corano e la Sunnah , cioè la tradizione del Profeta Muhammad. Solo attraverso queste fonti possiamo acquisire le prove religiose necessarie per capire quali siano i principi che regolano la vita del musulmano su questo argomento.
«Non riflettete sull’acqua che bevete: Siete forse voi a farla scendere dalla nuvola o siamo Noi che la facciamo scendere? Se volessimo la renderemmo salmastra: perché mai non siete riconoscenti? » (Corano LVI:68-70).
E’ così che Dio attraverso il Corano chiede conto agli uomini del loro comportamento, e usando la metafora dell’acqua come fonte di vita per tutti gli esseri viventi ci aiuta a riflettere sul nostro atteggiamento nei suoi confronti, e nei confronti della natura che ci circonda.

Nell’ottica islamica l’uomo è rappresentante di Dio sulla terra ed è la creatura più importante dell’universo. Troviamo infatti nel Corano: «E quando disse il tuo Signore: “Io porrò sulla terra un [Mio] vicario [qui si parla di Adamo, il primo uomo, ma si possono intendere tutti gli uomini]”» (Corano II:30). Inoltre tutto ciò che vi è nell’universo è stato messo a disposizione dell’uomo: «E ha soggiogato a voi quel che v’è nei cieli e quel che c’è sulla terra, che tutto proviene da Lui» (Corano XLV:13) e «Del bestiame, alcuni animali sono da soma, altri da macello: mangiate di quel che la provvidenza di Dio vi ha dato» (Corano VI:142). Questo però non significa che l’uomo possa usare a suo piacimento la natura, possa violentarla o inquinarla. L’aver soggiogato gli animali e tutto quello che c’è sulla terra e nei cieli è un dono di Dio agli uomini un dono che va rispettato e preservato.

«Non spargete la corruzione sulla terra, dopo che è stata resa prospera. InvocateLo con timore e desiderio. La misericordia di Dio è vicina a quelli che fanno il bene. Egli è Colui che invia i venti, annunciatori e precursori della Sua misericordia. Quando poi recano una nuvola pesante, la dirigiamo verso una terra morta e ne facciamo discendere l’acqua con la quale suscitiamo ogni tipo di frutti» (Corano VII: 56-57).

I disastri ecologici sono per l’Islam il frutto della disobbedienza alle leggi di Dio e colpiscono tutti gli uomini. Il progresso materiale disgiunto dal timore di Dio mette nelle mani degli uomini terrificanti strumenti di distruzione dell’umanità stessa e del suo habitat; ma così come ci ricorda il Corano sarà l’uomo stesso a “gustarne” successivamente le conseguenze.

«La corruzione è apparsa sulla terra e nel mare a causa di ciٍ che hanno commesso le mani degli uomini affinché Dio faccia gustare parte di quello che hanno fatto» (Corano XXX: 41).

L’agricoltura

Tema importante che ci aiuta a capire il legame tra Islam e ambiente è quello dell’agricoltura. Essa infatti è stata sempre valorizzata e promossa nella tradizione del Profeta Muhammad, così come spiega uno dei più importanti sapienti della storia dell’Islam, Ibn Taymiyya nei suoi scritti riguardanti l’economia.
Molto spesso l’Islam viene ritenuta una religione di soli commercianti che ha scarsa attenzione per l’agricoltura e la vita sedentaria. Ciò è ovviamente falso proprio perché il messaggio islamico è un messaggio universale. E quindi l’atto di piantare un albero è considerato come un atto meritorio. Il Messaggero di Dio ha detto a proposito: «Mai un musulmano pianta un albero dalla quale non ne riceve la ricompensa come se fosse una sadaqa [un’elemosina, un’opera caritatevole], ciò che mangia da quell’albero è una sadaqa, ciò che viene rubato da quell’albero è una sadaqa, ciò che gli animali mangiano e ciò che gli uccelli mangiano da quall’albero è una sadaqa. L’albero non è per lui una perdita ma è per lui una sadaqa».

Piantare un albero e dare da mangiare attraverso il suo frutto ad un essere vivente è cosa assai importante per un musulmano, in quanto ridare vita alla natura significa valorizzare e proteggere ciٍ che Dio ci ha donato.
L’Inviato di Dio disse ancora: «Chi ha piantato un albero ed ha avuto la pazienza di curarlo e l’ha seguito fino a quando da i suoi frutti, avrà per ogni persona che colga questi frutti una ricompensa (nell’aldilà)».
Oppure: «Qualsiasi uomo che semina una pianta Dio lo ricompenserà in maniera equivalente a ciٍ che questa pianta produrrà».
L’Islam incoraggia l’uomo a prendersi cura delle terre abbandonate spingendolo a coltivarle ed a farle fiorire, secondo il seguente detto di Muhammad: «Il diritto originale di proprietà delle terre sono di Dio, del suo Profeta e successivamente vostre. E colui il quale fa rivivere le terre aride e abbandonate ha il diritto di rivendicarle come sua proprietà».

Omar ibn Al-Khattab, secondo Califfo dell’Islam e compagno di Muhammad soprannominato il Principe dei Credenti, appoggiandosi a questi detti del Profeta disse: «Chi fa rinascere la terra arida ne diventa di conseguenza proprietario. Se qualcuno ha trascurato lo sviluppo di una terra per tre anni senza mai curarla, nel momento in cui qualcun altro la cura facendola fruttificare, quest’ultimo ne diviene il proprietario.

Gli animali nell’Islam

Per quanto riguarda il rapporto tra i musulmani e le creature non umane che ci circondano, possiamo ben vedere quanto sia nel Corano che nei racconti del Profeta Muhammad, sia profondo il rispetto e la misericordia che la legge islamica ha per queste creature di Dio. Bisogna inoltre dire che l’osservazione del comportamento degli animali selvatici e degli uccelli aveva incantato da sempre i beduini dell’Arabia, uno studioso islamico di zoologia di nome Jahiz (m. 868) ha lasciato infatti un grande trattato di divulgazione sulla vita degli animali.
Ma torniamo a ciò che dice il Corano a questo proposito: «Non vedi tu come a Dio inneggino gli esseri tutti che sono in cielo e sulla terra, e gli uccelli che stendono le ali? Ognuno conosce la sua preghiera, conosce il suo inno di lode, e Dio sa quel che fanno» (Corano XXIV:41).

Importante per il musulmano è vivere in armonia con la natura e con gli animali che la popolano. In quanto egli è cosciente che tutte le creature saranno a Dio ricondotte.

«Non vi sono bestie sulla terra né uccelli che volino con l’ali nel cielo che non formino delle comunità come voi. Noi non abbiamo trascurato nulla nel Libro. Poi, avanti al loro Signore saranno tutti raccolti» (Corano VI:38).

Come il fedele deve trattare gli animali:
Per il musulmano la maggior parte degli animali sono creature degne di rispetto e pietà. Egli ha pietà di loro perché Dio dimostra a loro la Sua bontà, e tiene nei loro confronti questo comportamento.

Da loro cibo e acqua quando ne hanno bisogno. Il Profeta Muhammad disse infatti: «Dio ricompensa chiunque fa del bene ad un essere vivente».

Ed ancora: «Chi non ha compassione per gli altri non avrà la Compassione di Dio. Siate misericordiosi con gli esseri viventi , Dio vi tratterà alla stessa maniera».

Il musulmano ha pietà per gli animali su raccomandazione del Profeta Muhammad. Un giorno avendo notato degli uomini che tiravano frecce contro un volatile legato egli disse: «Sia maledetto chiunque usa per bersaglio un essere vivente».

Vedendo un uccello girare in tondo alla ricerca dei suoi piccoli che gli erano stati presi dal nido. Il Profeta disse: «Chi ha afflitto quest’uccello e preso i suoi piccoli? Rimetteteli nel nido! »

Ci sono moltissimi altri esempi che potremmo portare dal Corano e dalla Sunna (detti e fatti del Profeta), basti pensare che su 114 capitoli del Corano (sura) sette portano il nome di animali o si pensi che la contemplazione della natura e della sua immensa perfezione e bellezza è fortemente raccomandata da Dio perché è lo strumento che meglio può portare a capire la grandezza e la perfezione del suo Creatore. E possiamo quindi dire che tutte le norme islamiche invitano l’uomo al rispetto dell’ambiente e degli altri esseri viventi. Vediamo ad esempio le regole di macellazione, che sono state criticate lo scorso anno in occasione della Festa del Sacrificio perché sembravano troppo truculente. Eppure la preparazione dell’animale e la sua uccisione devono essere fatte in modo da non causargli alcuno stato di agitazione o di sofferenza. Infatti il Profeta Muhammad ha detto: «Dio vi ha ordinato la gentilezza in tutte le cose. Se dovete uccidere (un animale per cibarvene) fatelo nel modo migliore e se dovete macellare fatelo nel modo migliore affilando il coltello e rilassando l’animale».

Bisogna evitare qualsiasi sofferenza agli animali, come privarli del cibo, picchiarli, caricarli oltre le loro possibilità, mutilarli o bruciarli.
L’Islam ha inoltre vietato di imprigionare gli animali o di lasciarli morire di fame. Disse Il Profeta: «Una donna ha meritato l’inferno a causa di una gatta che aveva rinchiuso fino a che non morì. Non la nutriva e neanche la lasciò andare in maniera che mangiasse qualche bestiola della terra».

Passando vicino ad un formicaio incendiato il Profeta disse: «Solo il Creatore del fuoco ha diritto di punire con il fuoco! ».

E’ inoltre vietato usare come tappeto o come sella per cavalcare le pelli di leopardo. Da una tradizione autentica il Profeta proibì l’utilizzo delle pelli delle bestie feroci.

E’ invece permessa l’uccisione degli animali pericolosi, come il cane arrabbiato, il lupo, la vipera, lo scorpione, i ratti e altri simili.

E’ anche possibile, se è necessario, marchiare l’orecchio del bestiame.
Nessun animale ad esclusione di cammelli, ovini o bovini può essere marchiato con il ferro caldo.
Vedendo un asino marchiato sul muso il Profeta ha detto: «sia maledetto quello che lo ha marchiato sul muso».
Gli animali non devono essere in nessun caso, motivo e occasione per la negligenza dei doveri religiosi, né oggetto di divertimento che allontani dal pensiero di Dio.
Dice il Corano: «O Credenti ! Non vi distraggano dal ricordo di Dio né i figli né le ricchezze».

Disse il Profeta: «I cavalli possono essere acquistati per tre ragioni: Per chi li ha comprati destinandoli al Jihad essi sono una fonte di ricompensa divina: Se li lega in un prato, tutta l’erba che brucheranno, gli sarà riconosciuta come opere di bene. Se rompono le corde e salgono una o due colline, le loro tracce, i loro escrementi gli saranno riconosciuti come opere di bene; per quest’uomo essi sono una fonte di ricompensa divina.
Un altro li ha comperati per guadagnare e conservare la sua posizione, senza tuttavia dimenticare le raccomandazioni di Dio di trattarli bene. Non si dimentica neppure di far si che ne traggano beneficio anche quelli che mancano di mezzi. Per quest’uomo i cavalli sono una sicurezza.
Un terzo li ha comprati per orgoglio, ostentazione e ostilità per il prossimo. Per costui, i cavalli sono una fonte di peccato»

Questi non sono che alcuni esempi del comportamento che il musulmano deve osservare nei confronti degli animali e della natura per piacere a Dio, soddisfare il Profeta e adeguarsi alle prescrizioni dell’Islam, che sono piene di bontà e di misericordia sia verso gli animali che verso gli uomini.
Attraverso questa ricerca di versetti del Corano e di racconti del Profeta Muhammad abbiamo potuto approfondire il nesso che intercorre tra l’Islam ed il comportamento di ogni musulmano teso alla salvaguardia dell’ambiente, al rispetto della natura, all’armonia con le altre creature ed all’impegno che ogni fedele mette nel lavorare per rivitalizzare e far germogliare le terre aride ed abbandonate. Questa breve panoramica ci ha permesso di capire come questa religione antica quasi di 1500 anni sia sempre stata sensibile nei confronti di queste tematiche ed abbia avuto sempre come obbiettivo fondamentale l’equilibrio uomo - natura, in quanto solo attraverso i segni della natura l’uomo può riscoprire la grandezza di Dio.

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