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             Montagna di Luce di Yusef Islam (Cat Stevens) 
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             Tristemente
            per tutti noi, il mondo sembra avere perduto l'equilibrio ed e' sul
            punto di perdere il controllo. Un gruppo di violenti ha assassinato
            a sangue freddo civili innocenti, dirottando un'intera religione, e
            un imponente esercito sta distruggendo, oggi, altre vite innocenti. Mi
            sembra che alcune persone che, come me, hanno avuto modo di
            osservare la vita sia dal "lato" occidentale che da quello
            "orientale", siano le piu' giuste per commentare e
            confrontare taluni miti allo scopo di evitare la demonizzazione di
            una religione, che, sfortunatamente, e' misinterpretata. In
            una mia vecchia canzone che oggi sembra suonare come una metafora
            rispetto agli avvenimenti dell'11 settembre, "Tuesday's
            dead", scrivevo: "Sono come lui, come voi, non posso dirvi
            cosa fare, come tutti sto cercando di capire quello che ho
            sentito". Come
            molti altri occidentali, ero timoroso di avvicinarmi all'Islam
            quando, 23 anni fa, mi sono convertito. Ma, dopo che mi fu regalata
            una traduzione in inglese del Corano - mi avvicinavo alla trentina -
            scoprii nell'Islam qualcosa di molto differente dall'immagine
            negativa spesso presentata. Cosi' come la fede nell'unico Dio
            dell'universo, fu una rivelazione scoprire che la parola Islam
            deriva dalla stessa radice di "salam", e cioe'
            "pace". Una nozione lontana anni luce dalla violenza e
            dalla distruzione che abbiamo visto nelle ultime settimane. Curiosando
            tra le pagine di quel Corano - erano i tardi anni '70 - fui colpito
            dal fatto che le credenze fondamentali dell'Islam non erano poi
            molto diverse da quelle con cui ero cresciuto. Vi erano menzionate
            parole come preghiera, carita', Paradiso, angeli, vi erano
            riferimenti ai Vangeli di Gesu' ed alla Torah di Mose'. Ben presto,
            il Corano comincio' a trasportarmi verso un nuovo confine religioso,
            abitato da gente di cui mi era stato sempre detto di sospettare -
            gli arabi e i musulmani. Sorprendentemente,
            pero', il Corano era pieno di storie che mi facevano capire che il
            soggetto era la storia dell'umanita' nella sua interezza. Esso non
            parlava in favore di una razza contro le altre. Diceva, invece, che,
            nonostante possiamo appartenere a differenti paesi e tribu', siamo
            tutti esseri umani figli degli stessi genitori originari, Adamo ed
            Eva. Il Corano dice chiaramente: "Il migliore tra voi e' chi
            piu' e' consapevole dei suoi doveri verso Dio". Nel
            1977 decisi, in tutta tranquillita', di abbracciare l'Islam. Da
            allora, fino ad oggi, mi stupisco sempre al pensiero di quanto sia
            poco conosciuta la religione di oltre un miliardo di esseri umani.
            Dopo l'incubo dell'11 settembre e dopo tutto cio' che ne e'
            scaturito, e' vitale che la gente conosca di piu' l'Islam ed i
            musulmani. Ecco perche' oggi sento il bisogno di scrivere e di fare
            luce sulla realta' sconosciuta di questa religione. Molti
            di coloro che si convertono ad una nuova fede, attraversano una fase
            iniziale di zelo che viene chiamata "rinascita" - seguita,
            poi, da un periodo di maturita' e di equilibrio. Mohammed Ali, il
            famoso pugile, puo' essere l'esempio di questo "tragitto"
            obbligato. Anche per me e' stato cosi'. All'inizio,
            tutto cio' che volevo era fuggire lontano dagli splendori dello
            show-businnes quanto piu' possibile. Smisi subito di bere, ad
            esempio, ma non di incidere dischi. Naturalmente il pubblico non
            poteva vedere la mia crescita spirituale che stemperava sottilmente
            le asprezze del mio carattere. La stampa ed i media, che amano i
            grossi titoli, solitamente sorvolano su questi dettagli. In
            seguito annunciai la fine della mia carriera come Cat Stevens e
            vendetti tutti i miei strumenti, distribuendo il ricavato in
            beneficenza. Assunsi il nuovo nome di Yusef Islam - mi lasciai
            crescere una lunga barba e cominciai a vestirmi con abiti bianchi
            lunghi - un' immagine che, agli occhi non abituati degli
            occidentali, piu' che rappresentare una disciplina spirituale si
            avvicina paurosamente a cio' che, nel loro immaginario, rappresenta
            il nemico pubblico numero uno. Voltando
            le spalle ad una vita fatta di bevute, feste, fidanzate celebri,
            potevo essere attraente per la stampa una volta, ma poi non ero piu'
            un soggetto interessante su cui continuare a scrivere. Ma, in quel
            tempo, era impossibile per me esprimermi, dunque rifiutavo
            interviste ed inviti. Le poche, piccole fotografie in circolazione
            non erano altro che la conferma che il "Wild World", il
            "selvaggio mondo" che avevo cantato era diventato solo un
            po' piu' selvaggio. Ma,
            al di la' del noto ritornello della mia canzone, solo pochi erano in
            grado di ritrovare, nelle parole delle mie canzoni, segni
            premonitori della mia trasformazione. Potrei citare "The Boy
            with a moon and a star on his head" (Il ragazzo con la luna ed
            una stella nella testa), "Peace Train" (Treno di pace), e,
            soprattutto "On the road to findout" (Sulla strada per
            capire), dove menziono testualmente l'atto di "prendere un buon
            libro". Per
            anni, dopo essere entrato nell'Islam, mi ero preoccupato solo di
            formarmi una famiglia e di creare una scuola per bambini musulmani e
            non avevo avuto il tempo di fermarmi e spiegare. Non mi rendevo
            conto di quanto vitale fosse la comunicazione con la gente. Del
            resto, in quel periodo la stampa non sembrava molto interessata alla
            mia nuova vita - credo che aspettasse di poter pubblicare qualche
            titolo sensazionale. Il che avvenne disgraziatamente con la
            pubblicazione dei "Versetti satanici". Essendo
            io un musulmano relativamente giovane, ma molto conosciuto, fui
            invitato ad unirmi ad una campagna fatta per lettera, in cui veniva
            chiesto all'editore del controverso libro di ripensarci. Lo feci, ma
            la mia richiesta fu ignorata. Allo stesso tempo, la stampa ebbe modo
            di dipingermi come un sostenitore della fatwa emanata dall'Iran
            contro Salman Rushdie. In realta' io non avevo mai supportato quella
            fatwa. E' questa l'ironia. Nessuno potrebbe mai chiedere ad un
            cristiano di negare uno dei Dieci Comandamenti; allo stesso modo io,
            come nuovo musulmano, non potevo negare che il Corano, proprio come
            il Levitico della Bibbia, proibisce la blasfemia e la giudica una
            offesa gravissima, a meno che non sia seguita dal pentimento. Ma
            cio' che molta gente - inclusi molti musulmani - non riconoscono e'
            che il Corano chiede continuamente ai credenti di pentirsi, di
            mantenere alte le leggi della civilta' e di non farsi giustizia con
            le proprie mani. I dotti e gli estremisti che incitano
            all'assassinio di civili al di fuori dei limiti riconosciuti dello
            stato islamico e senza un giusto processo trasgrediscono lo spirito
            e gli insegnamenti dell'Islam. Il Corano asserisce: "E non fate
            in modo che l'odio verso alcuni... vi faccia trasgerdire (la
            legge)". Le
            mie canzoni d'amore e di armonia ed io stesso eravamo ora associati
            ad alcuni Ayatollah ed ai loro editti! Fu un periodo, quello, di
            grandi emozioni e di turbamento. Preparai un comunicato in cui
            chiarivo la mia posizione, ma, sfortunatamente, la stampa preferi'
            ignorarlo - probabilmente, per i giornalisti non mi spingevo fin
            dove essi volevano. Devo
            dire, pero', che in quel periodo stavo ancora imparando, non ero ben
            preparato e non avevo sufficiente confidenza e conoscenza dell'Islam
            per poter parlare specificatamente contro qualsiasi forma di
            estremismo. Spero di non fare piu' lo stesso errore nuovamente. Oggi,
            al contrario, turbato dall'orrore dei recenti eventi, sento il
            dovere di parlare. Non solo i terroristi dell'11 settembre hanno
            dirottato degli aerei per distruggere molte vite umane - essi hanno
            anche dirottato la meravigliosa religione dell'Islam, dando un
            calcio alla fratellanza in nome dell'umanita'. Aver
            colpito civili ignari che si recavano al loro lavoro quotidiano e'
            espressione di un odio che non ha religione. Eppure dovremmo
            ricordare che questo genere di atrocita' e' qualcosa che si e'
            verificato di routine, anno dopo anno, in molti paesi. Il mio
            ricordo della sofferenza prolungata e della morte di 200.000 persone
            in Bosnia alla fine del secolo scorso, e' qualcosa che non potro'
            facilmente dimenticare. Ad
            ogni modo, e' stato bello udire leaders politici e religiosi di
            tanti differenti paesi e culture affermare che l'atto di assassinio
            a cui abbiamo assistito non ha nulla a che vedere con la fede
            universale dei musulmani. Ed e' anche importante che la risposta non
            sia percepita come la rappresentazione della vendetta cristiana. Dice
            il Corano: "Sostituisci il male con cio' che e' meglio, e colui
            con il quale hai avuto dei diverbi si trasformera' nel tuo migliore
            alleato". Io
            credo che, al di la' delle ombre di morte, si intravvedano dei segni
            positivi, e che la gente stia imparando a riconoscere il dolore di
            ciascuno. A volte, le tragedie possono aiutarci ad abbattere le
            barriere del pregiudizio. A Chicago, tre giorni dopo la tragedia, un
            gruppo di non musulmani fece cerchio attorno ad una moschea per
            permettere ai fedeli musulmani di pregare senza essere importunati.
            Quella catena umana, sotto forma di aiuto umanitario, dovrebbe
            arrivare fino all'innocente popolo dell'Afghanistan ed a tutti
            quegli esseri umani che, come gli afghani, soffrono la fame sospesi
            sulla lama di un coltello, tra la vita e la morte. Se
            l'umanita' puo' essere vivificata attraverso l'onore ed attraverso
            atti di compassione e di carita', noi speriamo che le tragedie del
            passato possano portare ad un nuovo domani e alla nascita di una
            nuova comprensione morale per tutti i popoli del mondo. Il nostro
            futuro brilla ancora nella luce degli occhi dei bambini. Io
            ho fatto parte di quel movimento di idealisti che e' fiorito tra gli
            anni Sessanta e Settanta ed ancora sogno e spero in un mondo piu'
            pacifico. Ci sono moltitudini di uomini e donne nel mondo che non
            vogliono piu' guerre e distruzioni. Ed io faccio ancora parte di
            questa moltitudine. I
            conflitti sulla terra sembrano infiniti, come il giorno segue la
            notte. La vita va avanti e, purtroppo, la guerra ed il terrorismo
            sono ancora tra noi. Ma niente ci fermera' dal "sognare che il
            mondo sia uno". Ed io spero che le parole di questa mia canzone
            si realizzino, un giorno. E
            la lode appartiene a Dio, signore dell'Universo. Yusef
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