home  Chi siamo  contatti

Vita del Profeta Muhammad

Su di lui Pace e benedizione

di Hamza Piccardo

L'Omra (la visita alla Ka'ba)

Era trascorso l’anno previsto dagli accordi di Hudaybyyah, e tutta Medina era in fermento per la preparazione dell’Omra. Duemila pellegrini si accingevano a coprire i quattrocento chilometri che li separavano dalla Citta Santa con il solo scopo di adorare l’Altissimo compiendo l’antico rito di Abramo.

Per gli Emigrati il momento era particolarmente emozionante. Sarebbero rientrati nella città che erano stati costretti ad abbandonare per sfuggire alle persecuzioni; lo facevano con il prestigio della loro perseveranza nella fede e quello delle recenti vittorie militari del Profeta (pbsl).

Giunti al limite del territorio della Mecca, si sacralizzarono indossando i soli panni concessi ai pellegrini: un tessuto che avvolge i fianchi e scende quasi fino ai piedi e un altro drappeggiato sulle spalle.

Rispettando il patto, i Coreisciti abbandonarono la città ritirandosi sulle montagne e da quell’osservatorio poterono vedere uno straordinario spettacolo. Oltre duemila uomini vestiti di bianco e a capo scoperto che con passo solenne apparvero dal valico a nord-ovest, tra le montagne che circondano la città.

Erano ancora molto lontani, ma già si sentiva il suono della giaculatoria con la quale annunciavano il loro arrivo: "Labbayka Allahumma labbayk, labbayka la shar"ka laka labbayk, inna al hamda wa niamata laka wal mulk, l- shar"ka lak! "(Eccomi a Te Signore, eccomi a Te! Eccomi a Te che non hai associati, eccomi a Te! A Te appartengono la lode e la grazia e il regno, Tu non hai associati).

In testa a loro marciava l’Inviato di Allah (pbsl) sul dorso di Qaswa, la sua cammella preferita, quella che aveva cavalcata durante l’Egira.

Senza smontare entrò nel recinto sacro, toccò la Pietra nera e cominciò i sette giri rituali, poi mise piede a terra e iniziò i sette percorsi tra Safa e Marwa. Quindi sacrificò un cammello e si fece rasare la testa. Cercò di entrare nella Ka’ba, ma la porta era stata chiusa e non gli fu possibile ottenerne l’apertura.

Quando venne l’ora della preghiera del mezzogiorno Bilal si issò sul tetto della Casa di Allah e la sua voce potente risuonò in tutta la città.

"Allahu Akbar, Allahu Akbar...(Allah è il Più Grande, Allah è il Più Grande! Affermo che non c’è dio all’infuori di Allah, affermo che non c’è dio all’infuori di Allah, affermo che Muhammad è Inviato di Allah, affermo che Muhammad è Inviato di Allah. Venite all’orazione, venite all’orazione! Venite al successo, venite al successo! Allah è il Più Grande, Allah è il Più Grande, non c’è dio all’infuori di Allah!".

Allo scadere dei tre giorni concordati, il Profeta e i credenti abbandonarono la città con la netta sensazione che presto sarebbero tornati e sarebbe stata allora la vittoria definitiva.

Il loro ordine, la fede che manifestavano nei loro volti e nei loro comportamenti, avevano destato grande impressione negli abitanti della Mecca e molti di loro decisero di abbracciare l’Islàm. Il più noto fu Khalid ibn Walid, l’invitto comandante della cavalleria meccana, l’uomo di Uhud e di Hudaybyya; si presentò all’Inviato di Allah e gli chiese perdono per aver agito contro di lui e contro i Musulmani.

Muhammad lo rassicurò dicendogli che l’adesione all’Islàm cancellava tutte le colpe commesse in precedenza e pregò Allah a questo proposito.

Sarebbe diventato il più famoso dei condottieri musulmani, l’eroe di cento battaglie, tanto da meritare l’appellativo di "Spada dell’Islàm".

    

Vita del Profeta Muhammad | Libri Islamici

huda.it All rights reserved.© 2006