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La Carne di Maiale

A cura di Mostafa A. Refaei


Nel nome di Allah, il Misericordioso, il Clementissimo

Un altro esempio di quelli che si permettono di esprimere opinioni senza la minima consapevolezza riguardo il detto di Allah l'Altissimo: {Di': "In quello che mi è stato rivelato non trovo altri interdetti a proposito del cibo, se non l'animale morto, il sangue effuso e la carne di porco – che è immonda."}, [surat Al-An'âm (Il Bestiame), vers. n. 145]. Dicono che tale interdizione, secondo loro, riguardava il porco di quei tempi, che era abituato a nutrirsi da rifiuti ed escrementi, e ciò non è applicabile al porco dei nostri tempi che viene allevato sotto controllo sanitario![1]

Queste persone deviate desiderano un Corano temporale secondo determinati periodi compiacenti a loro, ma la volontà di Colui che è Benedetto e Glorioso, che l'ha fatto scendere è quella di renderlo Libro di Tutti i Tempi.


[1] Da "Versetti Divini – il miracolo coranico": pagg. 227-229: "L’interdizione di consumare carne suinaAvendo alluso al porco, non sarà possibile evitare di parlarne. Pressappoco tutti sono al corrente che i musulmani non ne consumano la carne poiché il Corano (2:173; 5:3; 6:145; 16:115) proibisce all’uomo di nutrirsene. Spesso questa interdizione è stata oggetto di scherno in bocca a dei non-musulmani. Ora, però, tale disciplina alimentare risulta, anche scientificamente, molto fondata: è quindi giunto il momento che siano i musulmani a prendersi ragione nei confronti di coloro che ancora se ne nutrono.

Ma vediamo perché. La nostra limitatissima scienza umana solo da poco tempo è riuscita a scoprire gli innumerevoli danni che la carne suina può recare al corpo umano. Oltre al fatto che il porco non è solamente un animale erbivoro ma anche carnivoro, esso racchiude una terza peculiarità alimentare assai ributtante: è, effettivamente, come ha osservato anche lo iatrochimico Paracelso, un mangiatore di escrementi! Difatti, in molte località del mondo in cui mancano le reti fognarie tale animale venne e viene tuttora utilizzato, appunto, come pulitore.

Risulta quindi essere — sempre per chi riflette — questione di buon gusto e di elevata civiltà non ingerire le carni di una bestia così ripugnante e stomachevole: occorre dire tutt’altro che “Buon appetito!” quando si consumano pasti a base di carne di porco!

Il porco, per di più, ha le reni mal funzionanti. Vale a dire a differenza di noi esseri umani o degli animali in genere, il suo sistema di filtraggio è per costituzione fisica, in un certo qual senso, malato; o, per dirla con più esattezza, è poco operativo: noi riusciamo a depurare il nostro corpo di circa il 94 % dell’acido urico mediante i nostri reni e attraverso l’urina; così anche tutti gli animali comuni. Il porco, invece, non riesce a espellerne tranne il 4-5 % circa. E il rimanente? Gli rimane naturalmente nel fisico; non bisogna, insomma, stupirsi del suo veloce ingrassarsi: è gran parte di quello che doveva finire nelle sue urine! L’acido urico (come le altre sostanze contenute nell’urina), si sa bene, è un pericoloso veleno, veicolo di non poche malattie.

Facendo, poi, ausilio del campo parassitologico e di quello microbiologico è dimostrato, da un’altra angolatura ancora, come la carne di porco contenga un alto tasso di agenti patogeni che comportano un non indifferente rischio di malattie.

Tale animale ha in comune con l’uomo tre insidiosi ospiti: il balantidium coli, la taenia solium, e la trichina. Cosa sarebbero? Lo diremo subito:

 1. Il balantidium coli, è un parassita che vive nell’intestino crasso. La sua incidenza è del 21 % nel maiale e dell’1 % nell’uomo. Dal maiale al uomo passa attraverso la catena alimentare. La presenza di questo protozoo provoca una dissenteria accompagnata da forti dolori al ventre, e può essere perfino letale.

2. La taenia solium (= il “verme solitario”) è un altro parassita che alberga nel suino, dal quale passa all’uomo. L’incidenza di infestazione dell’uomo da parte del porco varia da zona a zona. Alcuni milioni di uomini, comunque, sono infestati da questo verme stando a un rapporto molto attendibile rilasciato da un autorevole parassitologo. Ed è risaputo quanto difficile sia curare chi ne è infestato. L’eliminazione di tale verme è difatti molto difficile.

3. La trichina è un altro verme che, a sua volta, si annida nelle fibre muscolari del maiale. Se la carne infestata viene ingerita, la trichina si installa nell’intestino tenue dell’uomo, là dove avviene la riproduzione; ed è attraverso la circolazione sanguigna che le larve — 1500 per ogni femmina — invadono tutto l’organismo (muscoli, scheletro, cervello, midollo osseo, retina e polmoni). La sua presenza nel fisico provoca sintomi che sono molto affini a quelli specifici prodotti da una cinquantina di malattie; la diagnosi è perciò assai difficile. La trichinosi, che è il nome della malattia provocata da tale verme, scoppia in forma epidemica.

Altro ospite del suino è la erysipelothrix rhusiopathia. Essa è il fattore patogeno della erisipela acuta o cronica. Quella acuta è, principalmente, costituita da febbre alta accompagnata da una notevole diminuzione di attività e da inappetenza. Quella cronica, invece, produce delle scaglie a forma di diamante che incidono sulle valvole cardiache, e possono causare l’alterazione del funzionamento del cuore provocando anche la morte improvvisa. La erysipelothrix rhusiopathia è presente nel corpo di circa il 30 % dei porci sani e può sopravvivere per lungo tempo anche nelle sue carni essiccate.

Tra gli altri danni inflitti dal porco ricordiamo le seguenti malattie: l’emottisi endemica, la brucellosi, l’itterizia, l’occlusione intestinale, la pancreatite acuta, l’anemia e così via. In realtà, non esiste altro animale tra quelli inclusi nelle tradizioni alimentari fuori della norma (cani, gatti, lumache, rane, ecc.) portatore di un così alto potenziale di effetti nefasti per la salute dell’uomo quanto il porco.

Si osservi come nessuna delle formulazioni coraniche qui riferite si riveli in opposizione con i dati delle conoscenze moderne, né con tutto ciò che può logicamente derivarne".

 

 


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