Il Ritorno all'Islam

Storie e esperienze personali


 

IL MIO CAMMINO VERSO L’ISLAM 

di Aysha Barbara Alterio


In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso

Indubbiamente ognuno di noi è il risultato delle proprie esperienze, a partire dall’infanzia fino a giungere all’età matura, ed il proprio carattere, la propria indole ed i propri ideali, insieme alla personale continua ricerca del senso della vita, possono determinare scelte a volte “sbalorditive”  ed “inaspettate” agli occhi di chi ci conosce o di chi ci è più vicino, apparendo loro,  queste  scelte,  come “rivoluzionarie”.

    Per quanto mi riguarda, quando parlo di scelte sbalorditive, inaspettate e rivoluzionarie, mi riferisco non ad uno stile di vita privo di regole, ma a scelte di “credo” politico prima, e di credo religioso poi.

Sicuramente la politica e la religione apparentemente non hanno nulla in comune: la prima governata dalla legge dell’uomo, mentre la seconda governata dalla legge di Dio, che contrasta fortemente con ogni luogo comune moderno, e in netto contrasto altresì con la politica mondiale di ogni epoca storica.

   Il punto fermo nei miei 41 anni di vita è sempre stato Dio, mentre il resto è molto cambiato, direi che si è addirittura ribaltato. Una caratteristica che mi ha sempre accompagnato, insita nel mio carattere e nella mia coscienza, è che non mi sono mai accontentata di prendere per buono quello che mi veniva raccontato, a partire dalla scuola, dal catechismo fino ad arrivare ai mass media.

Mi sono sempre posta molte domande, soprattutto sul senso di giustizia e libertà globali,  oltre che sulla religione e il rapporto fra essa ed il modo di pensare ed agire dei cosiddetti credenti cristiani: direi questo, un rapporto fra “credo religioso” ed “agire politico” (usando il termine “politico” in senso lato).

   Ho sempre frequentato la chiesa ed il catechismo fino all’età di 18 anni, poi a 21 mi sono sposata, e Dio mi ha sempre accompagnato, restando il mio caposaldo, anche se fin dall’età di 16 anni ero entrata in forte polemica con la Chiesa stessa, in quanto tutti i quesiti che ponevo, tutti i miei dubbi verso i quali cercavo risposte, erano puntualmente risolti per metà, e tutti i preti, i diaconi e i catechisti con i quali mi sono confrontata, arrivati ad un certo punto asserivano che oltre non era possibile spiegare, in quanto da lì in poi, era solamente una questione di fede: era appunto una prova che Dio ci  sottoponeva per testare il nostro completo abbandono a Lui.

   Eppure a me non bastava.

Mi sentivo in colpa verso Dio, forse non ero abbastanza credente, e soffocavo tutte le mie domande ed i miei dubbi che continuavano ad esistere ed affiorare dal mio cuore e dalla mia coscienza: sentivo che non era così!

   Allora mi sono rivolta ai carismatici, prendendo parte qualche volta alle messe di guarigione, mi unii ad un gruppo di preghiera, conoscendo in questo modo persone e situazioni che mi hanno cambiato la vita in positivo, e rafforzato la mia fede… ma ero ancora inquieta. “Perché?” – mi domandavo -.

   Poi ci sono stati anni difficili, anni  di cambiamenti radicali sia nella mia vita, sia nel “percepire” l’umanità e le sue sofferenze

Stavo come risvegliandomi da un torpore che mi aveva oppresso fino a quel momento.

Nel frattempo i miei figli crescevano nella parola di Dio e di Cristo, facevano i chierichetti tutti le domeniche, frequentavano regolarmente il catechismo, insegnando loro ad essere, come si dice, dei buoni cristiani.

Eppure c’era ancora in me un senso di incompletezza… ero ancora irrequieta.

   Ma all’improvviso il mondo fu gettato come in un buco nero, l’11/09/2001 ci fu l’evento che cambiò nettamente il corso della storia… e della mia vita.

Ed ecco ancora il rapporto fra politica e religione.

Nel mondo ed in Italia si creò il “mostro musulmano”: tutti iniziarono a guardare con sospetto il vicino di casa iraniano, pakistano, algerino, tunisino o egiziano ( che magari era cristiano copto, ma visto che era un arabo, era sicuramente un musulmano!).  Ogni persona, sia essa nord-africana o araba, iniziava ad essere considerata un potenziale terrorista o un fondamentalista islamico pronto a fare la sua “jihad” contro l’Occidente libero, democratico e solidale. E questa strategia del terrore cominciava a prendere piede anche in me: cominciavo ad avere sentimenti di paura verso i musulmani? Li guardavo anche io con sospetto.

   Non potevo permettere che mi succedesse questo. Non potevo e non dovevo avere paura di qualcosa che non conoscevo; quindi ho iniziato a leggere libri,  informarmi, fare ricerche su internet, leggere quotidiani arabi, fare il confronto fra Oriente ed Occidente e fra Ebraismo, Cristianesimo ed Islam. Dapprima quindi ho esplorato le ragioni politiche fino ad arrivare ad una visione più completa che comprendesse, appunto, anche le differenze fra le tre grandi religioni monoteiste, contenute nella Torah, Vangelo e Corano.

   Con mio grande stupore, confrontando i tre Libri Sacri, insieme alla Bibbia, mi accorgevo che non vi erano sostanziali differenze, almeno non nei principi fondamentali, e la cosa che mi colpì era che, pur non avendolo cercato in quel momento, le mie “ataviche” domande sul cristianesimo, i miei dubbi mai risolti, non solo si scioglievano man mano che trovavo risposte nel Qur’an al Karim (Sacro Corano), ma ne erano anche, in qualche modo, rivelate le ragioni che portarono sia il cristianesimo sia l’ebraismo ad essere quelli che oggi conosciamo.

   Per fare qualche esempio, fin da ragazzina mi “stonavano” il primo comandamento e il credo cristiano con la percezione dei cristiani di Gesù:  “ Non avrai altro Dio all’infuori di Me” e “Credo in un solo Dio, creatore del cielo e della terra (…) Dio ha generato e non è stato creato (…)”.  Alla luce di questo, come era  possibile inserire la figura di Gesù così come la vivono i cristiani? Ho sempre fatto notare che mai Gesù si era presentato alle genti dicendo “Ecco, io sono il figlio di Dio”, ma semmai, come scritto nel Vangelo, disse: “Ecco, io sono il figlio dell’Uomo”.

Come era possibile pregare un uomo come fosse stato Dio? 

E i santi? Tutti i cristiani possono rivolgersi ai santi pregandoli affinché possano ottenere grazie. E questo francamente, ho sempre sentito nel mio cuore come fosse un “tradimento” verso Dio, in poche parole la ritenevo una sorta di politeismo.

I santi sono dei modelli da seguire, delle persone che hanno donato la loro vita a Dio, nel rispetto della Sua Parola; si può pregare Dio affinché li abbia in grazia, ma non certo pregare i Santi invece di Dio. Una sorta di schiera di segretari di Dio?

   Il Qur’an al Karim non lascia spazio a false interpretazioni o dubbi alcuni, poiché tutto è rivelato e descritto chiaramente: la figura di Gesù è pure molto importante nell’Islam, egli è un profeta nato per volere di Dio dalla vergine Maria, che tornerà sulla terra alla fine dei tempi: non c’è differenza fra il cristianesimo e l’Islam su Gesù, se non quella che per l’Islam egli è un Profeta (sas) e non Dio fattosi uomo.

   Molti cristiani non sanno che la traduzione di Allah sia Iddio, Dio e non un nome proprio come, per esempio,  Manitù o Visnù.

E l’ignoranza insieme all’ottusità e al “non voler conoscere o sapere”, crea pregiudizi, diffidenza e talvolta malvagità.

   Ovviamente quello di cui ho parlato è solo un esempio molto diretto, un esempio semplice, che è stata, però, la prima cosa che mi ha colpito. Una delle mie questioni irrisolte, ma non di poco conto. L’Unicità di Dio.

Certo, non potevo  decidere di “ritornare” all’Islam solo sulle basi di queste cose, poiché questo, nel mio caso,  ne aveva solo segnato un “punto a favore”, e non era sufficiente per farmi affermare che io ero una musulmana. 

Sono quindi passata allo studio della storia della religione cristiana, dalla morte di Cristo fino all’età moderna,  e a quello della storia del popolo ebraico, da Mosè ai giorni nostri,  sia sui testi storici  che sui Testi Sacri integrando con ricerche personali, ho letto testi sulla vita del Profeta Muhammad (sas), fatto ricerche nel contesto politico-sociale delle tribù arabe dal politeismo in poi.

E ancora Torah, Vangeli, al Qur’an e bibbia.

   Ad un certo punto sentivo che nei principi fondamentali e nelle Sacre Scritture non vi erano, come già detto, differenze sostanziali; Elohim, Dio e Allah è sempre l’UNICO stesso DIO.

Ma mi accorgevo  che leggendo il Corano qualcosa nel mio cuore era diverso, una sensazione ed una emozione che sentivo portarmi verso l’Islam, inspiegabile a parole… 

Certo, riconoscendo il Corano come Libro di Dio, allora il “ritorno” all’Islam era compiuto, verrebbe da dire, ma per quello che mi riguardava, ero in uno stato di confusione incredibile, anche per una sorta di “abitudine affettiva” nei confronti del cristianesimo: la religione dei miei genitori, della mia famiglia, dei miei figli, amici e parenti. E se mi fossi sbagliata?

   Non mi restava che affidarmi a Dio, chiedere a Lui di illuminare il mio cammino, di inviarmi un segno tangibile su ciò che avrei dovuto fare.  Sono stati due anni di continue preghiere, invocazioni, avevo bisogno di essere guidata.

Allahu Akbar. Dio è grande e Misericordioso.

   Sempre di più sentivo che l’Islam era la mia strada, ma mi mancava il coraggio, forse, di fare il passo definitivo, e non ero poi così sicura di avere ben interpretato i segni che Dio mi aveva inviato.

Durante l’ultimo Ramadan, (come quello passato), ho osservato il digiuno,  ma questa volta più che mai le mie preghiere insistevano sull’essere guidata, e, dopo aver ricevuto quelli che alla luce odierna leggo come “segni evidenti” del suo volere, ma che io ritenevo all’epoca non essere ancora sufficienti, il  giorno dell’ Aid el Fitr ( la festa dell’Aid con la quale si conclude il mese di Ramadan), mentre mi recavo in centro città, mi sono ritrovata esattamente dalla parte opposta di dove dovevo andare.

Dopo aver deciso di parcheggiare, si avvicinò a me un ragazzo di colore per vendermi i soliti fazzoletti. Non so come, mi sono “sentita” chiedergli se sapeva dove fosse la moschea.

Non avevo pensato di chiederglielo, e quella domanda sorprese anche me, poiché avevo aperto bocca solo per dire che non avevo bisogno di nulla.  Eppure…

…mi ritrovai in moschea e chiesi di poter recitare la Shahada, (il credo islamico), recitando il quale  si ritorna all’Islam.

   Ritengo di essere stata letteralmente “portata”, trasportata  da quello che amo ritenere il volere di Dio, una forza superiore, anche perché io stessa mentre seguivo quel ragazzo che mi accompagnava, mi sentivo come sospinta: ero come un burattino nelle mani di qualcuno che muovesse i miei fili.  Da almeno due anni chiedevo di essere “guidata”, e così è stato.

   Nessuno potrà mai comprendere le mie emozioni durante la recita della Shahada, nessuno mai potrà capire cosa significhi per me essere musulmana: sentire che Dio ci ha chiamati all’Islam è una cosa meravigliosa, e solo ora, le mie passate inquietudini sono ormai lontane da me.

   Cinque mesi fa ho intrapreso il mio cammino verso l’Islam, e tutte le mie paure legate al fatto di dover affrontare tutti i problemi con i miei genitori, fratelli, suoceri e marito sono svanite, perché Dio ne ha reso loro facile l’accettazione, se pur con forti divergenze, ma non con battaglie. 

Se Dio ci chiama, sa di doverci rendere le cose possibili.

Io non sono niente senza Dio,  e so di dover imparare tanto sull’Islam, e di doverne capire altrettanto, so di essere come un granellino di sabbia in un grande deserto, ma con l’aiuto di Dio, se Dio vuole, potrò forse un giorno, essere degna del suo perdono.

Il mio cammino verso l’Islam è appena iniziato.

   El Hamdoulillah.

 

 


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