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A proposito dell'Islâm

di Tariq Ramadan

Traduzione di Asmae Dachan

Soffio originale e luce

La tradizione islamica si distingue da quella ebraica e cristiana per la definizione che dà dell’uomo, in quanto lo colloca in una dimensione diversa. In un versetto della sura VII del Corano (Al Araf, Il limbo), la rivelazione mette in evidenza un concetto primario ed essenziale che raccoglie il consenso di tutte le scuole di pensiero islamiche. La tradizione islamica, proprio come quella ebraica e quella cristiana, dà un senso religioso all’atto della creazione: è Dio che ha creato Adamo ed Eva, il primo uomo e la prima donna, dai quali discende tutte l’umanità. La teoria di Darwin[1] viene spesso messa in contrasto con l’atto della creazione, così come concepito nella tradizione cristiana[2]. Quella islamica non la rifiuta totalmente, perché in molti testi si ritrova l’idea dell’evoluzione della specie, è una teoria ammissibile, senza però mettere in discussione una creazione specifica dell’essere umano. Non esistono ancora delle risposte definitive sull’origine dell’uomo, nemmeno tra gli stessi biologi, e tutte le ipotesi si possono discutere.

Nella narrazione islamica della creazione dell’uomo, si dice che, quando Iddio l’ha creato, ha riunito tutta la sua progenie e l’ha fatta testimoniare:

E quando il Signore trasse, dai lombi dei figli di Adamo, tutti i loro discendenti e li fece testimoniare contro loro stessi [disse]: «Non sono il vostro Signore?» Risposero: «Sì, lo attestiamo»” (Corano VII, 172).

Ogni essere umano, nell’interiorità del suo essere e del suo cuore, possiede un soffio originario, che lo lega alla Trascendenza ed alla ricerca di spiritualità. Nella sua raccolta di testi Mircea Elide[3] evoca in modo continuo l’aspetto del religioso o dello spirituale che “partecipa alla struttura della coscienza umana”. Secondo la tradizione musulmana un soffio anima il cuore di ogni essere, e lo spinge a cercare in modo naturale e spontaneo qualcosa che è “al di là”, un’espressione di spiritualità. Questo impulso naturale si chiama, in arabo, fitra[4], ovvero quel soffio, quell’aspirazione innata di cui Dio ha dotato l’essere umano. In fondo al nostro cuore, nell’intimo del nostro essere, fino al microcosmo che vive in noi, c’è una anelito che ci incita a ricercare la Trascendenza, la spiritualità. È un impulso che sentiamo in noi, prima ancora che la nostra stessa coscienza che ne parli. Questa dimensione viene espressa nella tradizione musulmana con la luce, an-nur, un soffio essenziale che anima gli esseri umani nel tempo e che trova conferma dalla storia santa o consacrata: questa luce è di fatto una rivelazione prima ancora delle Rivelazioni.

Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale, il cui olio sembra illuminare senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce. Allah guida verso la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente”. (Corano XXIV, 35).

Questa rivelazione vive in ciascuno di noi e si sviluppa man mano che se ne prende progressivamente coscienza. Dio, attraverso i Suoi Angeli, invia una Rivelazione che incontra e rinforza questo soffio interiore. Così si incontrano due luci, quella del Messaggio rivelato che incontra e risveglia questo soffio intimo. Il famoso scrittore Abu Hamid Al Ghazali[5], chiamato anche “la prova dell’Islâm” (Hujjat al islâm), tanto è stato ricco il suo contributo scientifico, intellettuale e spirituale, ha avviato una profonda riflessione intorno ad un versetto cranico che evoca questo aspetto delle due luci complementari: “Nurun ala nur”, “Luce su luce” (XXIV, 35).

La luce della profondità originaria  incontra quella della coscienza, del cuore. Secondo la tradizione islamica ogni uomo possiede questa dimensione originale; ognuno dovrebbe cercare di coltivare questo seme e lasciarlo poi sbocciare, perché sia  “testimone” della presenza del divino. Questa visione dell’uomo entra in contrasto, ad esempio, con quella di Camus[6], ad esempio, che afferma che la fede è ciò che si raggiunge quando la ragione si ferma. Nella visione musulmana la ragione conferma e continua ciò che la fede afferma;  il processo è dunque visto al contrario: la fede è innata e la ragione l’arricchisce. Se, per stabilire una trasposizione, citassimo la famosa formula di Pascal[7]: “il cuore ha le sue ragioni che la ragione  ignora”, dovremmo, dal punto di vista dell’ordine spirituale islamico, invertire tale formula dicendo: “il cuore ha le sue ragioni che la ragione riconoscerà”.

Il soffio precede la ragione e quest’ultima riconosce ciò che esiste nel cuore attraverso un lavoro di presa di coscienza con i  mezzi che Dio ci ha dato per giungere alla Sua conoscenza.


[1] Charles Darwin (1809-1882) Naturalista inglese. Durante un viaggio intorno al mondo sul Bearle (1831-1836) raccolse numerose osservazioni sulla varietà delle specie, ed elaborò la dottrina dell’evoluzione, famosa come darwinismo. Sull’origine delle specie per mezzo della selezione naturale (1859).

[2] Nella teologia cristiana contemporanea sussistono carie posizioni riguardo all’evoluzionismo, grazie ad un’interpretazione simbolica (genere letterario mitico) dei racconti della creazione (Gn).

[3] Mircea Elide (1907-1986). Storico delle religioni e scrittore rumeno. La sua opera riguarda principalmente la storia comparata delle religioni e i miti.

[4] Fitra (letteralmente “natura primordiale”). Significa la regola primordiale: lo stato dell’armonia tra l’uomo, la Creazione e Dio, come esisteva tra Dio e Adamo nel Giardino. Essa rappresenta l’aspirazione naturale degli esseri verso la Trascendenza, verso la pace.

[5] Al Ghazali: Abu hamid ibn Muhammad At Tusi (1056-1111). Nato e morto a Tus, in Persia. Filosofo, teologo, giurista e mistico. Uno dei più grandi pensatori dell’Islâm medievale. Celebre per La rivivificazione delle scienze religiose, La liberazione dell’errore, Il tabernacolo delle Luci, ha lasciato una considerevole opera di oltre 400 titoli.

[6] Camus Albert (1913 1960). Scrittore francese. Nel suo saggio Il mito di Sisifo (1942), nei suoi romanzi Lo straniero (1942), La peste (1947), La caduta (1956), e nelle opere teatrali Caligula (1945), I giusti (1949), tradusse il sentimento dell’assurdità del destino umano nato dallo choc della seconda guerra mondiale. Ebbe il  premio Nobel nel 1957.

[7]  Pascal Blaise (1623 1662) Sapiente, filosofo e scrittore francese. I Pensieri è il titolo del libro sul quale vennero pubblicate, nel 1670, dopo la sua morte, le note che aveva redatto per scrivere una “Apologia della religione cristiana”. L’obiettivo del filosofo era di riavvicinare chi non credeva, alla religione cristiana. Egli insisteva sulla miseria della natura umana per convincere i suoi lettori a “scommettere” sull’esistenza di Dio e ad entrare in seno alla Chiesa.

     

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