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Guida Del Pellegrino

di Yacoub Roty

Traduzione a cura di 'Aisha Farina

Riassunto dello svolgimento dei riti

Prima di accompagnare passo per passo il pellegrino nel compimento degli atti della ‘umra e dello Hajj, e di spiegare dettagliatamente le regole rituali che li sostengono, č utile dare prima di tutto un’idea generale della composizione e dello svolgimento di questi riti.

Arrivando al mîqât (vedi cap. 3), il pellegrino deve assumere lo stato di sacralizzazione (ihrâm)[1].  Come prima cosa compie l’abluzione maggiore (ghusl). Poi veste l’abito dell’ihrâm. Questo vestito particolare riguarda solo l’uomo ed č costituito da due pezze di stoffa non cucite. L’una č arrotolata intorno ai reni e scende fino a sotto le ginocchia, la seconda copre il busto. Ai piedi si possono calzare sandali purché i talloni siano lasciati scoperti.

Il pellegrino compie poi una preghiera di due rak’ât, e formula l’intenzione (niyya) di compiere la ‘umra o il pellegrinaggio.

Il Pellegrinaggio puň essere compiuto secondo tre modi differenti, ciascuno con regole ben definite:

 = L’ifrâd, che consiste nel compiere unicamente il Pellegrinaggio durante il periodo ad esso consacrato

= Il qirân, che consiste nel compiere simultaneamente la ‘umra e il Pellegrinaggio

= Il tamattu’, che consiste nel compiere una ‘umra durante il periodo del Pellegrinaggio, facendola poi seguire dal Pellegrinaggio

 Dopo aver formulato la propria intenzione, il pellegrino comincia a pronunciare la talbiya: “Eccomi a Te, oh mio Dio, eccomi a Te...”. La talbiya sarŕ ripetuta frequentemente dal pellegrino durante la maggior parte della sua ‘umra e del suo Hajj[2].

Dal momento in cui ha formulato la propria intenzione, il pellegrino č effettivamente entrato in stato di sacralizzazione (ihrâm). A partire da questo momento, e fino al compimento degli atti di desacralizzazione (tahallul) alla fine dei riti, gli č proibito compiere gli atti seguenti:

 = L’atto sessuale e le sue premesse

= (per l’uomo): il fatto di vestire abiti cuciti

= L’uso di profumi o pomate

= Il taglio di capelli, unghie e peli

= L’uccidere gli insetti

= La caccia agli animali selvaggi

 Ad eccezione del rapporto sessuale, che verrebbe a viziare irrimediabilmente lo stato di sacralizzazione, invalidando il rito, ogni altra infrazione o deroga (giustificata o no) a questi divieti č riparabile con diversi mezzi espiatori o compensatori.

 Arrivato a Makkah, il pellegrino si rende alla Moschea Sacra (al-Masjid al-Harâm) per compiere i giri rituali del tawâf dell’arrivo intorno alla Casa Sacra[3], che si eleva al centro dello spiazzo.

Il tawâf č una preghiera riservata a questo luogo centrale del mondo islamico. Come per tutte le preghiere, lo stato di purezza rituale (tahâra) č obbligatorio per compiere il tawâf. La donna non puň dunque compierlo durante le mestruazioni (hayd) (e in questo caso nemmeno entrare nella Moschea Sacra). Se č mestruata, deve ritardare questa tappa finché le mestruazioni siano finite ed ella si sia purificata.[4]

Il tawâf si compie effettuando sette giri completi intorno alla Casa Sacra secondo delle regole precise. Appena il pellegrino termina il tawâf, deve compiere una preghiera di due rak’ât, di preferenza presso il luogo, accanto alla Ka’ba, chiamato Maqâm Ibrâhîm.

Subito dopo, il pellegrino effettua il sa’y, che č una marcia ripetuta per sette volte tra le colline di Safâ e Marwa, distanti circa 400 metri e che si trovano vicino alla Moschea Sacra. Il sa’y deve essere compiuto secondo regole precise.

A questo punto, il pellegrino che segue il tipo di Hajj chiamato tamattu’ (‘umra seguita dal Pellegrinaggio) ha terminato la sua ‘umra. Dunque si desacralizza rasandosi la testa o accorciandosi la capigliatura[5]. Da questo momento i divieti relativi allo stato di ihrâm cessano per lui fino al momento in cui si risacralizzerŕ per il pellegrinaggio. In quanto ai pellegrini che seguono il modo qirân (‘umra e pellegrinaggio insieme) o il modo ifrâd (pellegrinaggio senza ‘umra), essi devono conservare l’ihrâm fino alla fine del pellegrinaggio. Dunque non si tagliano i capelli e restano sottoposti a tutti gli imperativi relativi alla sacralizzazione.

L’ottavo giorno del mese del Pellegrinaggio (Dhű-l-Hijja), il pellegrino che segue il modo tamattu’ (‘umra seguita dal pellegrinaggio), e che si era desacralizzato alla fine della sua ‘umra, deve risacralizzarsi in vista del pellegrinaggio. Questa nuova assunzione dell’ihrâm si effettua come giŕ indicato, ma a Makkah. In quanto a colui che segue il modo qirân o il modo ifrâd, evidentemente non deve risacralizzarsi, poiché ha mantenuto l’ihrâm dall’inizio, cosě come abbiamo spiegato sopra.

In questo giorno (8 Dhű-l-Hijja) tutti i pellegrini si recano a Minâ, una localitŕ situata in una valle a circa 6 km da Makkah (vedi schema nella pagina successiva). Da qui, la mattina del 9° giorno, proseguono il loro cammino fino alla pianura di ‘Arafât, situata circa 18 km piů lontano.

Giungendo a ‘Arafat, i pellegrini compiono le preghiere del dhuhr e dell’ ‘asr riunendole. Consacrano poi il loro tempo per rivolgere ad Allah delle richieste di perdono e di grazia.

I pellegrini devono necessariamente (wâjb) stazionare in questo luogo durante il pomeriggio di questo giorno (9 Dhű-l-Hijja), facendo attenzione a rimanere all’interno dei limiti di questo territorio e devono obbligatoriamente prolungare la loro stazione per una parte, anche breve, della notte che segue. E’ questo istante della stazione notturna sul territorio di ‘Arafat, in stato di ihrâm, che conferisce al Pellegrinaggio la sua validitŕ e costituisce il momento chiave e insostituibile di questo rito.

I pellegrini non lasciano dunque ‘Arafât se non dopo il tramonto del sole, dirigendosi poi verso Muzdalifa, luogo situato circa a metŕ strada sulla via di ritorno verso Minâ. Appena arrivati a Muzdalifa compiono, a piccoli gruppi, le preghiere del maghib e dell’ ‘ishâ secondo le modalitŕ del viaggio[6]. Passano la notte in questo luogo, e vi raccolgono delle piccole pietre che serviranno per le lapidazioni a Minâ. Dopo la preghiera del subh, fanno delle invocazioni fino al levare del sole, poi proseguono la marcia fino a Minâ.

Arrivati a Minâ, al mattino del decimo giorno di Dhű-l-Hijja, i pellegrini devono, secondo regole precise, lapidare con sette pietre la piů grande delle tre steli (jamarât) erette in questo luogo. Queste steli simbolizzano Shaytân (a’udhubillah) che, in questi luoghi, incitň per tre volte Ibrâhîm (‘alayhi-s-salam) a disobbedire al suo Signore, e per tre volte Ibrâhîm (‘alayhi-s-salam) lo scacciň lanciandogli delle pietre. Per i pellegrini, queste lapidazioni significano il rigetto di ogni spirito di disobbedienza ad Allah (SWT). Prima di tali lapidazioni, i Pellegrini cessano di ripetere la talbiyya, che li ha accompagnati nel corso di tutto il pellegrinaggio, e la sostituiscono con la formula del takbîr: “Allahu Akbar! Dio č il Piů Grande”.

Compiendo tali lapidazioni rituali, i pellegrini hanno iniziato il processo di desacralizzazione (tahallul). Per completare questa desacralizzazione, dovranno ancora compiere tre atti in questa giornata o nel corso delle giornate seguenti: 

  • Rasarsi o accorciarsi i capelli.

  • Recarsi a Makkah e compiervi un tawâf obbligatorio, chiamato tawâf al-ifâda.

  • Per chi segue il modo tamattu’ (e che ha assunto l’ihrâm a Makkah), compiere un sa’y (marcia rituale tra Safâ e Marwa), subito dopo le due rak’ât eseguite dopo il tawâf al-ifâda. Colui che segue il modo qirân o il modo ifrâd non deve compiere tale sa’y, perché l’ha giŕ incluso nel suo rito quando č giunto a Makkah (all’inizio del Hajj).

FIGURA 2 – I LUOGHI DELL'HAJJ

 Dal momento in cui le lapidazioni del decimo giorno e i tre atti che abbiamo menzionato saranno stati compiuti, il pellegrino si sarŕ totalmente desacralizzato, e i divieti inerenti all’ihrâm non lo riguarderanno piů.

 Oltre agli atti di desacralizzazione, il pellegrino deve compiere i seguenti atti rituali per portare a termine il suo Hajj:

=    Per chi ha seguito il modo tamattu’ o il modo qirân, sacrificare o far sacrificare a proprio nome un montone o una pecora, poiché il pellegrinaggio in questi due modi esige un sacrificio.

=    Eseguire gli eventuali sacrifici dovuti per deroghe o sbagli nel compimento degli atti rituali necessari (wâjib). Assolvere anche gli eventuali giorni di digiuno o le elemosine dovute a titolo compensatorio. Tutto ciň č ben dettagliato in regole da rispettare scrupolosamente.

=    Passare a Minâ l’undicesima, la dodicesima ed eventualmente la tredicesima notte di Dhű-l-Hijja.

=    L’undicesimo, il dodicesimo ed eventualmente il tredicesimo giorno di Dhű-l-Hijja, lapidare le tre steli nel corso del pomeriggio, cominciando dalla piů piccola e terminando con la piů grande, lanciando sette pietre su ciascuna di esse.

Cosě termina il rito del Pellegrinaggio. Poi, quando il fedele si appresta a lasciare Makkah per recarsi a Madinah o per rientrare al proprio Paese, compie un tawâf d’addio (tawâf al-wadâ’) subito prima della partenza.


[1] La donna si sacralizza anche se ha le mestruzioni

[2] Il testo arabo della talbiya č indicato al cap. 8

[3] La Casa Sacra : ossia la Ka’ba e lo Hijr (parte semicircolare non coperta comportante un muretto)

[4] Il caso particolare della donna mestruata č trattato nel corso della nostra esposizione ogni volta che se ne presenti l’utilitŕ

[5] La donna accorcia i propri capelli di circa 3 cm ; i capelli vanno accorciati tutti, non limitandosi a qualche ciocca.

[6] Unite e abbreviate

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