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Guida Del Pellegrino

di Yacoub Roty

Traduzione a cura di 'Aisha Farina

I divieti dell'ihrâm

Dall’istante in cui il pellegrino si è sacralizzato, e fino al compimento degli atti di desacralizzazione alla fine dei riti, gli sono imposti i seguenti divieti: 

  • L’atto coniugale e ciò che lo accompagna

  • I vestiti cuciti o avvolgenti

  • Il profumo

  • Le cure corporali (tagliarsi unghie, baffi, capelli, rasarsi i peli, ecc.)

  • L’uccisione degli insetti

  • La caccia agli animali selvatici

 Tutte queste proibizioni riguardano sia l’uomo che la donna, ad eccezione di quella relativa ai vestiti, che si riferisce solo all’uomo[1]

 L’atto coniugale

 L’atto sessuale e i suoi preludi sono rigorosamente proibiti (harâm) durante l’ihrâm.

 = Se l’atto sessuale si verificasse durante l’Hajj prima dell’inizio delle lapidazioni o prima del tawâf al-ifâda, l’ihrâm sarebbe viziato in modo assoluto e il pellegrinaggio distrutto. Una ‘umra sarebbe allo stesso modo distrutta se tale trasgressione intervenisse prima del sa’y. Un rito annullato in questo modo dovrebbe tuttavia essere continuato fino alla conclusione per poter giungere valevolmente agli atti di desacralizzazione (tahallul), che sono i soli mezzi che permettono di lasciare l’ihrâm viziato, ma sempre effettivo. Lo stesso varrebbe per una eiaculazione volontaria o provocata da un bacio, uno sguardo voluttuoso prolungato o un pensiero continuo dello stesso tipo. Colui che avesse viziato in questo modo il suo ihrâm e distrutto il suo pellegrinaggio o la sua ‘umra dovrebbe compiere un primo sacrificio espiatorio al completamento del rito, e un secondo  al compimento obbligatorio dell’hajj o della ‘umra compensatori (capitolo 36)

 = Se l’atto sessuale, o una eiaculazione (volontaria o provocata da un bacio, uno sguardo prolungato o un pensiero sostenuto) intervenisse in un pellegrinaggio dopo le prime lapidazioni e il tawâf al-ifâda, ma prima delle due rak’ât di questo tawâf o prima del sa’y ancora dovuto, nel caso in cui non sia stato effettuato prima di ‘Arafât, il rito resterebbe valido, poiché l’ihrâm non è più viziabile a questo stadio, ma un sacrificio (hadî) sarebbe dovuto e dovrebbe essere compiuta una ‘umra riparatrice. Lo stesso avverrebbe durante una ‘umra, se la trasgressione avvenisse dopo il sa’y, ossia prima della rasatura per la desacralizzazione.

 = Per una eiaculazione provocata da uno sguardo lanciato per inavvertenza, e non prolungato, o da un pensiero furtivo, per una emissione di liquido prostatico risultante da sguardi o pensieri voluttuosi, per un bacio sulla bocca che non sia seguito da una di queste emissioni di liquido, è dovuto un sacrificio (hadî), ma l’ihrâm non è viziato, in qualunque momento ciò accada.

 = Ogni emissione di liquido naturale o involontaria, durante il sonno o a causa di una malattia o di una debolezza dell’organismo, non incide affatto sull’ihrâm e sul rito, nella misura in cui non è conseguente ad una intenzione di piacere. In questo caso non è dovuta alcuna espiazione.

 Il sopraggiungere delle mestruazioni durante l’ihrâm non ha evidentemente alcuna incidenza sull’ihrâm stesso e sul rito in corso.

 Gli abiti cuciti e avvolgenti

 L’uomo, così come il ragazzo, non deve essere vestito, durante l’ihrâm, che da due pezzi di stoffa non cuciti, di preferenza bianchi. Ogni altro vestito gli è vietato (canottiera, camicia, calzini, guanti, cappello, mantello, ecc.). Deve costantemente rimanere con la testa nuda e il viso scoperto, anche durante il sonno. I sandali devono lasciare i talloni scoperti. Non fermerà il suo ridâ né il suo izâr con cuciture, spille, nodi o cinture. E’ proibito portare anelli, braccialetti, collane, orologio[2]. L’uomo è autorizzato a portare una cintura con una tasca dove riporre il denaro destinato alle sue spese. Questa cintura dovrà essere messa a contatto della pelle. Se invece è posta sopra l’izâr, servendo perciò a stringere questo, è dovuta la fidya[3].

Ogni infrazione a queste regole necessita un’espiazione (fidya), anche se il pellegrino ha una scusa valida che autorizzi la deroga; per esempio per una benda su un membro malato o una ferita, la presenza di un apparecchio acustico o ortopedico, degli occhiali da vista o da sole.

 La donna non è sottoposta a prescrizioni vestimentarie particolari durante l’ihrâm. Può dunque portare i vestiti che vuole, di preferenza bianchi. Il suo vestito dovrà essere chiuso, non trasparente e sufficientemente ampio da non lasciar apparire le forme del corpo. Deve essere chiuso intorno al collo e ai polsi. Deve scendere fino a sotto le caviglie e coprire la parte superiore del piede. Il capo deve essere coperto dall’hijab, lasciando in tal modo scoperti solo il viso e le mani. E’ vietato portare i guanti; al contrario, se la donna è molto bella e si teme che attiri troppo lo sguardo degli uomini, le è permesso portare un velo che penda liberamente sul viso[4].

La donna non deve mostrarsi senza vestiti nemmeno a suo marito nel corso del pellegrinaggio, e se ciò accadesse al marito è fatto divieto di guardarla.

 Non bisogna lavare l’abito dell’ihrâm, ma è normale pulirlo con l’acqua per togliere un’impurità (najâsa) che invalidi la preghiera. E’ permesso cambiare l’abito dell’ihrâm se ve ne sia bisogno, per esempio se ne può portare uno più pesante e più caldo per proteggersi dal freddo della notte.

 La donna è autorizzata ad indossare della seta o qualsiasi altro tessuto raffinato. Può portare un orologio, dei gioielli (anche un anello); ma non deve, facendo ciò, cercare di mettersi in mostra.

  Il profumo

 E’ proibito sia all’uomo che alla donna di fare uso di profumo durante l’ihrâm.

E’ biasimevole respirare sostanze o piante odorifere, portare del profumo con sè, comprarne o venderne durante la sacralizzazione.

 Le cure personali

 Durante l’ihrâm, è vietato tagliarsi le unghie (salvo nel caso in cui si tratti di togliere un’unghia rotta), rasarsi o tagliarsi la barba, i baffi, i capelli, e di rasarsi i peli in qualsiasi parte del corpo. E’ vietato spalmarsi, anche se in una piccola parte del corpo, delle sostanze grasse (olio solare, crema idratante, pomata, ecc.)

Ogni deroga a tali divieti, anche nel caso in cui vi sia una scusa valida (per esempio a causa di una malattia che necessiti delle cure o di una distorsione che esiga l’uso di una pomata) impone un’espiazione (fidya). Non è permesso lavarsi col sapone, tranne per ciò che riguarda le mani e le unghie, per le quali è autorizzato l’uso di un sapone non profumato[5]. Evidentemente è obbligatorio togliere ogni sporcizia (najâsa) che invalidi la preghiera.

Non è dovuta alcuna espiazione se dei capelli o dei peli cadono durante le abluzioni rituali o per qualche causa esteriore (per esempio dei capelli strappati da un ramo a cui si impigliano, ecc.). Allo stesso modo, non è dovuta nessuna espiazione per chi si ferisce o si provoca un sanguinamento involontariamente (per esempio togliendosi una spina o subendo un intervento chirurgico).

E’ permesso grattarsi, ma senza scorticarsi.

 La soppressione degli insetti

 Durante l’ihrâm è vietato uccidere gli insetti: pidocchi, pulci, mosche, zanzare, vespe, vermi[6].

Per un solo insetto ucciso, anche inavvertitamente, l’espiazione richiesta è un pugno di cibo offerto in elemosina.

Nessuna espiazione è dovuta se si uccide anche un gran numero di cavallette o di formiche impossibili da evitare.

 La caccia agli animali selvatici

 Durante l’ihrâm è vietato, dovunque, di cacciare e di uccidere qualsiasi animale selvatico. Nel Territorio Sacro (Haram) questo divieto si estende anche a chi non è in stato di sacralizzazione. Un’espiazione compensatoria (jazâ) è dovuta per qualsiasi trasgressione a questa interdizione.  Uccidere topi, scorpioni, serpenti, così come ogni animale che attacchi l’uomo è autorizzato. Pescare del pesce rimane permesso a chi si trova in stato di ihrâm.

 Regole complementari

 Che ci si trovi o no in stato di ihrâm, è proibito  (harâm) tagliare o strappare le piante che crescono naturalmente sul Territorio Sacro.

 Le dispute sono proibite durante l’Hajj così come dice Allah (SWT):

 ...Chi decide di assolverlo, si astenga dai rapporti sessuali, dalla perversità e dai litigi durante il Pellegrinaggio... (Corano II. Al-Baqara, 197)

 Il divertimento esagerato, le risate chiassose, la villanìa sono una mancanza di decenza per il pellegrino.

 Durante l’ihrâm è proibito fare una domanda di matrimonio, sposarsi o sposare qualcun altro. Un tale matrimonio sarebbe considerato nullo.

 Le trasgressioni relative alle piante selvatiche che crescono sul Territorio Sacro, alle imperfezioni del carattere e alla mancanza di buona educazione spirituale (adab) si espiano tramite il pentimento verso Allah (SWT).


[1] Il ragazzo impubere, di qualsiasi età, deve vestire alla stessa maniera dell’uomo adulto. Le modalità specifiche del pellegrinaggio del bambino sono trattate al capitolo 37.

[2] Ma potrà evidentemente portare l’orologio nel suo bagaglio a mano

[3] solo la scuola malikita impone l’espiazione in questo caso.

[4] Ossia NON il niqab “appiccicato” alla faccia, ma un velo che penda dalla fronte (ndt)

[5] Un sapone di tale tipo è venduto sui luoghi del pellegrinaggio

[6] al contrario, le autorità sanitarie hanno il diritto di lottare contro gli insetti e vi si impegnano efficacemente

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