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Vita del Profeta Muhammad

Su di lui Pace e benedizione

di Hamza Piccardo

Quelli dell'Elefante

Nell’anno 570 d.C. (o 571) Abraha, governatore abissino dello Yemen, giurò di distruggere la Ka’ba, che riteneva un santuario idolatrico, in modo da affermare il predominio cristiano su tutta la penisola arabica. Radunò una potentissima armata e marciò verso l’Hij-z travolgendo la resistenza di alcune tribù arabe che cercarono di sbarrargli il cammino. Alla testa dell’esercito marciava un grande elefante che caricando faceva strage e incuteva il più grande terrore.

Giunto nelle vicinanze della Mecca, Abraha inviò messi nella città e chiese di incontrarne il capo. La Mecca non aveva un vero e proprio capo, ma venne incaricato ‘Abd al-Muttalib che, tra l’altro, aveva un problema personale da risolvere: le avanguardie abissine avevano razziato un gregge di cammelli che gli appartenevano e voleva ritornarne in possesso.

Abraha fu colpito dalla figura di Abd al-Muttalib e volle compiacerlo chiedendogli in cosa potesse favorirlo. Il notabile coreiscita chiese che gli fossero restituiti i suoi cammelli e, di fronte alla delusione del governatore per una richiesta così infima rispetto al rischio di distruzione del "Santuario degli Arabi", chiarì: " I cammelli sono i miei, la Ka’ba ha un suo Padrone che certamente la difenderà.

L’affermazione suscitò l’irritazione del governatore che ribadì la sua intenzione di radere al suolo la Ka’ba l’indomani.

Tornato alla città Abd al-Muttalib invitò la gente a ritirarsi sulle colline circostanti, poi si recò al Tempio e pregò Allah di proteggere la Sua casa. Il giorno dopo, quando l’esercito stava per muovere contro la città, avvennero fatti prodigiosi. L’elefante si accovacciò, e nonostante le blandizie e le percosse, rifiutò ostinatamente di avanzare. Abraha avrebbe dovuto capire la portata di quel segno, ma non fu così e dette l’ordine di avanzare ugualmente. A questo punto Allah (gloria a Lui l’Altissimo) colpì duramente la gente dell’elefante: apparve una miriade di uccelli che scagliò sugli Abissini e sui loro alleati un flagello sotto forma di pietre durissime e mortali che " Li ridusse come pula svuotata". Così Allah ricorda nel Suo Libro Sublime quello che avvenne: "Non hai visto come agì il tuo Signore con quelli dell’elefante? Non fece fallire le loro astuzie? Mandò contro di loro stormi di uccelli lancianti su di loro pietre di argilla indurita. Li ridusse come pula svuotata". (Corano CV).

In quello stesso anno, che negli annali dei Coreisciti venne ricordato come "l’anno dell’Elefante", Abd Allah figlio di Abd al-Muttalib morì durante un suo soggiorno a Yathrib, e poco tempo dopo da sua moglie Aminah, figlia del capo di una delle più nobili tribù di quella città, nacque un bambino maschio cui venne imposto il nome di Muhammad.

"Non ti abbiamo forse aperto il petto

e non ti abbiamo sbarazzato del fardello...?"

Le grandi famiglie della Mecca avevano la consuetudine di mandare a balia i loro figli presso una tribù beduina. Lo facevano per metterli al sicuro dall’aria della Mecca che era considerata malsana, per rafforzarli nello spirito e nel corpo con la rudezza della vita nomade e affinché apprendessero dalle fonti più pure la lingua araba, che i beduini coltivavano con orgoglio e difendevano dalle contaminazioni cittadine.

Ogni anno, in occasione di una certa festa, le donne beduine che potevano allattare si recavano alla Mecca per farsi affidare i bambini. Muhammad (pbsl) fu affidato ad una donna dei Bani Sad che si chiamava Hal"mah. Non appena cominciò ad allattarlo, ecco che il suo seno si riempì di latte, tanto da soddisfare il piccolo e poi suo fratello adottivo. Anche la cammella della donna ricominciò a dare latte e la sua vecchia asina riprese baldanza e vigore. La benedizione divina continuò a scendere sulla famiglia, il loro bestiame era sempre pasciuto e ben fornito di latte e Muhammad (pbsl) cresceva circondato dalle cure più attente. Tutti quanti infatti, avevano intuito lo stretto nesso tra la sua presenza e l’abbondanza di cui improvvisamente godeva la sua famiglia d’adozione.

Durante la sua permanenza nel deserto avvenne poi un fatto straordinario.

Mentre se ne stava con suo fratello di latte a guardare gli agnelli, apparvero improvvisamente due uomini vestiti di bianco che lo presero, lo distesero a terra, gli aprirono il petto estraendone il cuore e lo mondarono da un grumo nero che gettarono via. Poi, con della neve contenuta in una bacinella d’oro che avevano con loro, lavarono il suo cuore e il suo petto.

Il Corano ricorderà questo episodio nella sura Ash-Sharh (L’Apertura) : "Non ti abbiamo forse aperto il petto e non ti abbiamo sbarazzato del fardello...? " (Corano XCIV,1-2).

    

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