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Vita del Profeta Muhammad

Su di lui Pace e benedizione

di Hamza Piccardo

La ricostruzione della Ka'ba

Erano trascorsi dieci anni dal matrimonio con Khadija quando avvenne un altro episodio significativo per la vita di Muhammad e che, riletto alla luce di quanto poi sarebbe accaduto, assume un grandissimo significato.

Danneggiata da un incendio che ne aveva distrutto il tetto, (una copertura di drappi secondo alcuni) e da un’inondazione che ne aveva reso pericolante i muri, la Ka’ba era ridotta in condizioni che non confacevano certo alla sua maestà e funzione.

Nonostante il timore reverenziale che ispirava loro la sola idea di violarla in qualche modo, i Coreisciti decisero di demolirla e ricostruirla.

Grazie al naufragio di una nave bizantina che si era incagliata sulla costa a poche decine di chilometri, nei pressi di Jeddah, riuscirono a disporre di legname sufficiente e di una valido carpentiere, che secondo alcuni era un greco (o un copto) di nome B-qum. Tutta l’operazione aveva una grande pregnanza spirituale e sociale e i diversi clan non si esentarono dal partecipare ai lavori.

Narra la tradizione che un grosso serpente vigilava da più di cinquecento anni sul tesoro della Casa e ogni giorno usciva per distendersi al sole sibilando orribilmente e inarcando la testa se qualcuno si avvicinava. La presenza di questa creatura rendeva problematico lo stesso approccio; mentre i notabili indugiavanoimpauriti, un’ aquila scese infine dal cielo, afferrò il serpente e se lo portò via. Il fatto venne interpretato come un presagio di buona ventura e i lavori ebbero inizio.

Nonostante i timori della vigilia tutto filò liscio e nulla accadde ai demolitori, finché, procedendo nell’opera misero a nudo il basamento stesso del Tempio. Non appena si cercò di scalzare con una leva una delle grandi pietre che lo costituivano, si produsse una scintilla che accecò tutti quelli che erano nei paraggi e la città fu scossa da un terremoto. Impauriti per aver troppo osato, decisero di ripartire da quelle fondamenta e cominciarono a ricostruire.

Quando fu il momento di ricollocare la Pietra nera sull’angolo orientale della costruzione, i clan entrarono in disaccordo poi-ché ognuno di loro rivendicava il diritto di farlo.

I lavori furono sospesi e, mentre si cominciavano a stringere alleanze, qualcuno stava già preparando le armi per il confronto fisico. La città visse qualche giorno con il fiato sospeso. Si stava rischiando uno scontro che avrebbe coinvolto tutti i maggiori clan e le conseguenze sarebbero state molto gravi per la stabilità dell’intero sistema coreiscita. Nel tentativo di comporre pacificamente la vertenza, i capi dei clan si riunirono ancora una volta presso la Ka’ba e uno dei più saggi propose di nominare arbitro il primo uomo che fosse entrato nel Recinto Sacro.

Non appena ci fu consenso sulla proposta, ecco che apparve di ritorno da un viaggio Muhammad figlio di Abd Allah.

"E’ al-Amin, (il Fidato), è Muhammad, accettiamo il suo giudizio dissero i presenti.

Messo al corrente di quanto era avvenuto e della responsabilità che gli era stata affidata, Muhammad (pbsl) chiese che fosse portato un mantello, vi pose la Pietra al centro e chiese che ogni clan designasse uno dei suoi per afferrarne uno dei lati . Poi ordinò di sollevarlo fino all’altezza della nicchia che era stata preparata nell’angolo della Ka’ba. A questo punto prese la Pietra e la incastonò nel muro.

Risolto il problema della Pietra i lavori ripresero e la costruzione fu ben presto conclusa.

    

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