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La Storia dei Profeti

Mamdouh AbdEl-Kawi Dello Russo

Muhammad (pace e benedizione su di lui)

Inizia l'era islamica Egira

Nel 622 i musulmani di Mecca iniziarono ad emigrare a Medina, la città del Profeta (*), che disse guardando la Mecca dietro di se:

“Di tutta la terra di Dio, tu sei il luogo più caro a me e a Dio, e se il mio popolo non mi avesse scacciato, io non ti avrei lasciato".

 Il 16 Luglio 622 iniziò l’era islamica “Egira”,

e il Profeta (*)si stabilì nell’oasi, e vedovo di Kadija sposò Aisha, figlia di Abu Bakr.

 Non solo i cristiani abbracciarono l’Islam, anche gli ebrei, come nel caso del rabbino dei Bani Qaynuqa, Husayn ibn Sallàm, che prese il nome di Abd Allah, suggerito dal Profeta Muhammad (*). Il rabbino fece la Shahada (attestazione di fede) in gran segreto davanti al Profeta (*), che lo ospitò in casa sua segretamente, fino a quando tutti avrebbero saputo della conversione del rabbino. Prima di rendere pubblica la sua conversione, il rabbino voleva sapere cosa pensava la sua gente di lui:

“Egli è il nostro capo e figlio di capo; è il nostro rabbino e uomo di cultura”, dicevano di lui.

 Abd Allah andò da loro e disse:

“O ebrei, temete Dio e accettate colui che Egli vi ha inviato, perché voi sapete che quest’uomo (Muhammad*) è il Messaggero di Dio”.

La gente improvvisamente lo insultò rinnegando così le belle parole di prima.

 Il Profeta Muhammad e Abu Bakr si erano rifugiati in una grotta del monte Thawr, a sud della Mecca, per sfuggire dai coreisciti. Al terzo giorno un gruppo di uomini

giunse davanti all’apertura della grotta, vedendo che si trovava una ragnatela molto spessa e pensando che non ci fosse nessuno decisero allora di andarsene. Allah fece costruire dal ragno la ragnatela e salvò così il Profeta e il suo compagno.

 Nei primi mesi dell’Egira, i musulmani pregavano verso Gerusalemme, poi molti mesi dopo, Allah ordinò che si girassero verso la Ka’ba (Mecca).

 Ci fu guerra contro gli infedeli

e nel 630 Muhammad conquistò la Mecca.

 Molti sono gli episodi da narrare, fra questi: la battaglia di Badr, e la battaglia di Uhud.

 I musulmani erano stati attaccati ferocemente, umiliati, allora Dio fece scendere una Rivelazione dove autorizzava i musulmani a combattere per difendersi.

I musulmani erano solo 300, i loro avversari guidati da Abu Sufyàn 1000.

Il giorno 17 del mese di Ramadan, dell’anno 2 dopo l’Egira (623 d.c.),

nell’oasi di Badr avvenne una battaglia tremenda, che cambiò il corso della storia, vinta dai musulmani, aiutati da Dio che ha mandato come sostegno alcune schiere di angeli, (guidati dall’Arcangelo Gabriele),

è così che terminò “la battaglia di Badr”.

 Abù Sufyàn, che odiava Muhammad (*) e l’Islam, nonostante fosse il cugino e fratello di latte, corse da Abù Lahab e gli raccontò ciò che accadde:

“Abbiamo incontrato il nemico, gli abbiamo voltato la schiena e ci hanno messo in fuga o preso prigionieri a loro piacimento. Tuttavia non posso biasimare nessuno dei nostri perché non dovevamo affrontare solo loro, ma anche uomini vestiti di banco –gli angeli-, montati su cavalli pezzati che stavano tra il cielo e la terra, che non risparmiavano nessuno e che nessuno poteva contrastare”.

 Hind (moglie di Abù Sufyàn), nella battaglia aveva perso il padre ‘Utbah, lo zio Shaybah e il fratello Walìd. Giurò vendetta contro Hamzah, che le uccise il padre e lo zio:

“Quando i Quraysh si prenderanno la loro rivincita sull’armata musulmana, e ciò accadrà, mangerò crudo il fegato di Hamzah!”.

 Hamzah (che Dio sia compiaciuto di lui) uccise nella battaglia di Badr ‘Utbah, il padre di Hind e del musulmano Abù Hudhayfah.

Il Profeta Muhammad (*) ordinò di gettare tutti i corpi morti degli infedeli in una fossa, fra questi quello di ‘Utbah, e ciò avvenne proprio davanti agli occhi del figlio, convertito all’Islam, che, impallidito e triste disse al Profeta (*):

“O messaggero di Dio, non è che dissenta sul tuo ordine riguardo a mio padre e al posto dove l’hanno gettato; ma lo consideravo un uomo saggio, paziente e virtuoso, e speravo che queste qualità lo potessero portare all’Islam. Quando ho visto quello che gli è accaduto e mi sono reso conto in quale stato di miscredenza è morto, dopo che avevo sperato bene per lui, mi sono rattristato”.

 Ciò è normale, è triste quando una persona cara come il proprio padre, perde la vita in uno stato simile a quello di ‘Utbah, che morì miscredente combattendo contro i musulmani, fra questi suo figlio, che poté non fare niente per salvare il padre dalla miscredenza, e dalla morte, solo Dio può, se Lui vuole.

 Visto questa sconfitta, i dirigenti della Mecca prepararono un attacco, mandarono sul campo di battaglia 3000 uomini, cominciò così la “battaglia di Uhud”, un vero disastro per i musulmani. Perse la vita Hamzah, ucciso in combattimento da Wahshi. Il Profeta Muhammad (*) fu ferito gravemente, ma alla fine vinsero, erano questa volta (1000).

 Wahshi tornò sul corpo di Hamzah, gli aprì il ventre, estrasse il fegato e lo portò a Hind che prese il fegato, mangiò un pezzo e sputò il resto. Raggiunse il corpo di Hamzah, e, non soddisfatta di avergli fatto strappare il fegato, tagliò il naso, le orecchie e le altri parti del corpo. Ordinò alle altre donne di mutilare gli altri musulmani, uno spettacolo orrendo, montò su una roccia e intonò un canto di trionfo.

 In seguito proprio Hind assieme al marito si convertì all’Islam.

 “E  non dite che sono morti coloro che sono stati uccisi sulla via di Allah, ché invece sono vivi e non ve ne accorgete”.

(Corano, Sura II, v. 154)

 Hamzah fu avvolto in un mantello e il nostro Profeta (*) pregò per lui, e fece così anche per gli altri  72 morti.

 “Cercate i corpi di Amr e di Abdallah –disse il Profeta (*)- in questo mondo erano amici inseparabili e quindi poneteli nella stessa tomba”.

 Jabir figlio di Abdallah raccontò:

“Eravamo col Profeta e un compagno portò un uccellino che aveva preso, quando un altro uccellino, che ne era il padre o la madre, venne a gettarsi proprio nelle mani di colui che lo teneva. Vidi i visi degli uomini riempirsi di meraviglie e il Profeta disse: ‘Vi meravigliate per questo uccellino? Voi gli avete preso il suo piccolo ed esso si è buttato su di lui per soccorrerlo con amorevole tenerezza. Giuro per Dio, il vostro Signore è più misericordioso verso di voi che questo uccellino verso il suo piccolo’. Poi disse all’uomo di riportare l’uccellino là dove l’aveva preso”.

 Sul finire del mese di Zulqada dell’anno 6 dopo l’Egira, il Profeta Muhammad si mise in viaggio verso la Mecca per fare il Pellegrinaggio, assieme a lui, altri 1400 fedeli.

 Saputo di questo, i dirigenti del regime idolatrico cercarono allora di impedire al Profeta (*) e ai suoi seguaci l’ingresso.

Fu concluso allora un armistizio tra le due parti, per la durata di 10 anni, che garantiva la sicurezza dello stato islamocratico medinese dall’aggressione idolatrica, proveniente dal sud.

 Nell’anno 4 dopo l’Egira, i Nadiriti attirarono con un inganno il Profeta (*), Abu Bakr, Omar e Ali per un banchetto di riconciliazione, volevano invece massacrarli tutti con dei macigni.

 Dio salvò Muhammad dalla congiura sacrilega dei giudei,

come aveva già salvato Gesù dalla croce.

 Muhammad invitò l’Imperatore Bizantino e la sua corte a convertirsi, ma gli uomini dell’Imperatore trucidò gli uomini di Muhammad (*). Saputo di questo massacro, il Profeta, organizzò un’altra battaglia, “la battaglia di Muta” e la vinsero.

 “In verità Allah mi ha esposto (disse Muhammad*) la terra mostrandomene l’Oriente e l’Occidente, perciò il regno della mia comunità comprenderà tutto ciò”.

 Disse il Profeta: “Appena calato nella tomba (il morto), appena i suoi cari si sono allontanati, quando i loro passi risuonano ancora, l’uomo morto vede due angeli presentarglisi davanti; lo fanno sedere e gli chiedono: ‘Cosa pensi di quest’uomo? (cioè del Profeta Muhammad *)’; il credente risponde: ‘Attesto che è il servitore e il Messaggero di Allah’, ‘Guarda, gli dicono gli angeli, ecco la residenza che ti era destinata all’Inferno, Allah te l’ha sostituita con quest’altra, in Paradiso’. Gli mostrano allora le due destinazioni. Invece l’ipocrita e il miscredente rispondono: ‘Io non so, dicevo quello che diceva la gente!’. ‘Non hai saputo niente, non hai recitato niente’, dicono gli angeli, e con barre di ferro gli assestano dei colpi che gli fanno lanciare urla che sentono tutti quelli che lo circondano, a parte i Jinn e gli uomini. Quando uno muore, la sua residenza futura gli è mostrata al mattino e alla sera. Se è destinato all’Inferno, la sua dimora infernale sarà di fronte a lui. Se ha la grazia di essere destinato al Paradiso, nella tomba vedrà il suo futuro soggiorno. Ad ognuno di loro sarà detto: ‘Guarda la tua residenza futura aspettando il giorno del giudizio!’.”

Hadith tramandato da Al Bukhari.

L’arrivo del Profeta Muhammad (*) era già stato annunciato nei libri precedenti.

 Il Profeta disse:

“Ogni bambino nasce musulmano (sottomesso a Dio),

sono i suoi genitori che ne fanno un israelita (ebreo),

un cristiano o uno zoroastriano (adoratore del fuoco)”.

 Disse il Profeta Muhammad come ultimo discorso davanti a 124 mila musulmani, prima di morire:

O popolo, presta grande attenzione alle mie parole. Non so se dopo quest’anno io sarò ancora tra voi. O popolo, proprio come ora consideri sacro questo mese, questo giorno, questa città, allo stesso modo dovrai considerare sacro affidamento la vita e la proprietà di ogni musulmano. Restituisci i beni che ti sono stati affidati ai loro legittimi proprietari. Non fare del male a nessuno cosicché nessuno faccia del male a te. Non praticare l’usura; ti è proibito. Aiuta i poveri e vestili come vestiresti te stesso. Ricorda un giorno comparirai al cospetto d’Iddio e dovrai rispondere delle tue azioni. Dunque: attento! Non allontanarti dalla via della rettitudine, quando io sarò scomparso. O popolo, nessun Profeta e nessun Apostolo verrà dopo di me e non nasceranno nuove fedi. E’ vero che hai determinati diritti per quanto riguarda le tue donne, ma anche loro hanno dei diritti su dite. Trattale bene perché loro sono il tuo sostegno. Rifletti sulle mie parole. Lascio due cose dietro di me: il Corano e il mio esempio, e se seguirai queste due guide non cadrai in errore. Ascoltami con convinzione profonda. Adora Iddio, recita le tue preghiere, digiuna nel mese di Ramadan ed elargisci le tue ricchezze caritatevolmente. Tutti i credenti sono fratelli, tutti hanno gli stessi diritti e le stesse responsabilità. A nessuno è permesso di prendere a un altro ciò che questi  non gli offre spontaneamente. Nessuno è superiore a un altro se non in virtù. Tutti quelli che mi ascoltano trasmetteranno le mie parole ad altri, e questi ad altri ancora; e possono gli ultimi comprendere le mie parole meglio di quelli che le hanno ascoltate direttamente da me”.

 “Nessuno di voi avrà (una) fede (veramente completa) fino a che io non sia più caro a lui dei suoi genitori, dei suoi figli e di tutta la gente del mondo”.

Solo Allah viene prima di lui.

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