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La mia strada verso l'Islam

A cura di Mamdouh AbdEl-Kawi Dello Russo

La prime difficoltà

Come potevo dirlo alla mia famiglia, come potevo far capire a loro che era successo qualcosa di grandissima importanza? Non era una cosa come tante, ma qualcosa di indescrivibile, di irripetibile, che ti cambia la vita. I primi giorni preferii restare a casa di Sayed, poi tornai a casa. Lo Shock per mia madre. Comè possibile che un bravo figlio che fino a poco tempo fa faceva il segno della croce prima di mangiare e teneva la stanza da letto con immagini di Gesù e statuette della Madonna assieme a poster di cantanti sia cambiato così all’improvviso? Non portavo più neanche il crocefisso che avevo sempre al collo, e al posto di Gesù sulle pareti c’era all’improvviso la Mecca. Non mangiavo più neanche carne di maiale che prima mi piaceva. Non dissi nulla sperando che incominciassero a capire da soli. Con calma, dichiarando ai musulmani che già conoscevo che ero diventato musulmano anche io, lo vennero a sapere anche i colleghi di lavoro e gli amici.

Nessun problema, ma non con gli amici egiziani cristiani ortodossi. Che ne avevo tanti. Fu con loro che mi avvicinai alla lingua e alla cultura araba, molto vicina a quella dei loro connazionali musulmani. Ero legato molto a loro al punto di andarli a trovare nella loro chiesa la Domenica mattina. Ad Emad -l’amico con il quale ho fatto il primo viaggio in Egitto- fu Sayed a dirglielo in mia presenza, Nashaat -al quale ho fatto persino il testimone quando si sposò con un’italiana- invece lo venne a sapere da Ahmad. Lo accettarono? No, non lo accettarono per niente, perché provarono in tutti i modi, senza dirlo direttamente ma nascondendosi dietro a discorsi, a riconvertirmi al cristianesimo. Decisi in seguito di rompere con loro l’amicizia, senza avvisare, scomparendo semplicemente, così, come gli ero apparso la prima volta entrando improvvisamente nella loro vita. Tutti quegli amici con cui scherzavo, mangiavo, che andavo a trovare nelle loro case come faccio oggi con i miei fratelli musulmani, sparirono, smisero di salutarmi, di cercarmi, incominciando forse ad odiarmi.

Ero diventato un cristiano praticante e all’improvviso convertito all’Islam. Ma un buon musulmano convertito non può essere tale se prima non era un buon cristiano? No, perché ci sono anche atei convertiti all’Islam.

Purtroppo per la disinformazione sull’Islam, e per il cattivo comportamento di certi musulmani, la gente non ha tanta simpatia per noi, non mi potrei spiegare allora l’atteggiamento dei miei amici indiani indù, fra questi Manoj, quando hanno saputo che mi sono convertito. Ho lasciato anche loro. Anche io prima di conoscere l’Islam ero convinto che i musulmani fossero matti, mi sbagliavo. Frequentando Sayed e parlando con un suo amico di Alessandria di nome Ahmad incominciai ad interessarmi di più all’Islam, però non ero completamente disinformato, perché stavo già cercando di apprendere certe cose sull’islam.

 Mi stavo già informando sull’Islam, ancor prima di conoscere Sayed, ma soprattutto dopo gli atti di terrorismo accaduti nel mio amato Egitto, precisamente a Luxor, contro i turisti, tedeschi. La cosa mi sconvolse, anche perché dissero che erano stati i musulmani. “Perché fanno questo?- mi domandai- cosa dice veramente l’Islam?”. Mi informai anche tramite i miei amici egiziani cristiani e anche presso i musulmani, ognuno diceva la sua versione. Scrivevo da poco anche nel mio giornale “Mondi lontani” dove avevo l’occasione di studiare, per poi dedicare articoli sulle religioni, fra queste l’Islam.

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