home  Chi siamo  contatti

A proposito dell'Islâm

di Tariq Ramadan

Traduzione di Asmae Dachan

Cuore e ragione

L’uomo testimonia in piena coscienza, con la libertà di scelta che lo caratterizza. Dunque è attraverso questo cammino che si passa dall’ordine originario del cuore che ci spinge verso il divino, all’ordine della coscienza, confermata dalla ragione.  Con l‘espressione della shahada[1] il musulmano assume la testimonianza che Dio è Uno e che non vi è alcun dio al di fuori di Lui. E’ il passaggio dall’innocenza alla responsabilità, ovvero il passaggio dall’impulso del cuore alla conferma della ragione; la fede può essere completa solo se confermata dal ragione attiva  e ragionante.

 Questo principio è centrale per una comprensione profonda dell’uomo nella tradizione musulmana. Entrambe queste dimensioni della vita sono necessarie: la fede come soffio e la ragione come radicamento, l’uomo ha bisogno di entrambe le dimensioni per trovare l’equilibrio del suo essere. Nell’Islâm non c’è opposizione tra cuore e ragione, tra rivelazione e intelligenza. Questa teoria entra in contraddizione con quella di Camus, ma anche con quella di Kant[2], figura emblematica della tradizione filosofica occidentale che affermò: “ho dovuto lasciare il sapere per la fede”. Il suo pensiero s’inserisce in una concezione dell’uomo dove il sapere ha un limite e la fede si pone al di là di questo limite e lo supera. Quando la ragione non è capace di dare delle risposte, il credo e la fede prendono le redini. Questo concetto può essere riassunto in una frase: “credo quando non so più”.

“Nell’Islâm non vi è contraddizione tra cuore e ragione, tra rivelazione e intelligenza”

La tradizione musulmana evoca la fede come un soffio che precede una ragione che rinforza, aumenta e conferma la certezza intima che arde nel profondo del cuore dell’uomo. I concetti sono diversi e per questo bisogna elaborare una riflessione fondamentale sul concetto di uomo nella nostra cultura pluralista, per evitare il rischio di sbagliarsi, o di far sembrare che si vive superficialmente e non nella profondità delle nostre convinzioni.

Esiste una formula coranica che ritorna in modo sistematico sul tema della responsabilità dell’uomo tra l’innocenza che diventa responsabilità e la ragione che conferma l’ispirazione fondamentale:

e nessuno porterà il peso di un altro”. (Corano XVII, 15)

Se si afferma che ogni essere umano risponde solo delle sue azioni, ci si può interrogare sulla reale autonomia dell’individuo presso le collettività dei musulmani, tenendo presente il grande e radicato peso del concetto di comunità. Se è vero che l’Islâm dà un senso al concetto di comunità, di umma[3] ne deduciamo che i musulmani debbano vivono in una dimensione collettiva, ma con una coscienza individuale ben sviluppata. La comunità permette di alleggerire il peso dell’individualità in modo costante; è uno spazio propizio per la dignità degli individui, ma mai dell’individualismo. Tale visione permette lo sbocciare della propria individualità, senza mai cadere negli eccessi dell’essere, o del diventare, “ego-centrato”, egocentrico.


[1] Shahada L’attestazione di fede e la sua testimonianza attraverso la formula: “Testimonio che non vi è divinità  se non Allah e che Muhammad è inviato di Allah”.

[2] Kant Emmanuel (1724-1804). Filosofo tedesco. La sua opera Critica della ragion pura (1781) enuncia a priori le condizioni di tutta la conoscenza e definisce i limiti all’interno dei quali la ragione può conoscere. I suoi testi La metafisica dei costumi (1785) e Critica della ragion pratica (1788) presentano una teoria profonda sulla morale del dovere.

[3] Umma La comunità di fedeli che trascende le divisioni e le definizioni etiche, culturali, e politiche. Comunità di fede, comunità spirituali, che unisce tutti i musulmani e le musulmane del mondo nel loro legame all’Islâm.

     

A proposito dell'Islam | Libri Islamici | Edizione Al Hikma

huda.it All rights reserved.© 2007