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A proposito dell'Islâm

di Tariq Ramadan

Traduzione di Asmae Dachan

Il senso della vita

Dopo aver affrontato il discorso sulla concezione dell’uomo nell’Islâm, bisogna ora porsi la domanda di dove si collochi la sfida della vita per l’essere umano, e cercare di scoprire  quale sia il senso della sua prova. 

Un versetto coranico dice: “...ha creato la morte e la vita per mettere alla prova chi di voi meglio opera”. (Corano LXVII, 2)

 Nel cuore di ogni essere umano coesistono sia il soffio originale, che l’amore per il bene, ma bisogna capire come si manifestano.  Il versetto 7 della sura XLIX (Al Hujurat, Le stanze intime) dice:  “(...) ma Allah vi ha fatto amare la fede e l’ha resa bella ai vostri cuori (...)

 Tutti gli esseri, nella dimensione della fede, nella pace della loro interiorità col Creatore, sentono questo soffio nel quale trovano il benessere spirituale. In ogni essere umano, quando dice la verità, è sincero, si stabilisce uno stato di pace interiore che egli  avverte come una profonda serenità. Dio ha fatto sì che gli esseri umani amino questo stato emotivo, questo sentimento di armonia con se stessi che scaturisce quando si vive nella trasparenza del cuore, dell’anima, delle azioni. Dio ha infuso nell’uomo l’attrattiva,  l’amore e la ricerca di questo stato, come spiegano gli esegeti[1] musulmani.

Il peccato viene definito come un turbamento, un ostacolo a questa pace. In una tradizione profetica si narra di un uomo che andò dal Profeta (*) per interrogarlo sul peccato; il Profeta disse: “È ciò che sta nel tuo cuore, che lo agita, e che tu non vorresti che gli altri conoscessero”. (Riportato da Muslim)

Ogni persona porta nel suo essere  segreti più o meno confessabili , cose di cui non è fiero e che vorrebbe nascondere, cose che lo agitano e lo mettano in disagio, anche con se stesso, perché sa, consciamente o inconsciamente, che ciò che ha fatto non è in armonia con la profondità del suo essere e che, così facendo, è entrato  in contraddizione con la sua fitra, la sua natura umana originaria.

 “Il cuore dell’uomo contiene il seme delle doti migliori e nello stesso tempo i loro opposti difetti”.

 L’uomo prende forma in questa ricerca innata dell’amore e della pace, ma allo stesso tempo vive dei conflitti,  subisce inclinazioni o tentazioni negative. Questo non vuol dire che l’uomo sia peccatore per natura, ma che deve intraprendere una lotta, fare uno sforzo su sé stesso, per non farsi tentare dal peccato. Nell’Islâm l’essere umano non viene considerato né totalmente buono, né completamente cattivo; può compiere il bene, ma anche il male. Nel suo cuore convivono il seme delle qualità migliori contemporaneamente ai difetti loro opposti. Ogni individuo dovrebbe gestire la sua interiorità e cercare di trovare il proprio equilibrio personale. Nel Corano Dio dona un importante esempio di ciò, in un versetto che parla della gestione del denaro, dicendo:

Non portare la mano al collo e non distenderla neppure con troppa larghezza, ché ti ritroveresti biasimato e immiserito”. (Corano XVII, 29)

 Bisogna, quindi, saper trovare il giusto equilibrio nella gestione delle doti che Dio ha profuso in noi badando a non trascurarci, restando generosi e sapendo far godere anche agli altri le nostre ricchezze.

  1. La scelta tra l’oblio ed il ricordo

  2. Il sacro ed il profano

  3. Lo sforzo su sé stessi


[1] Esegeta, dal greco “exegesis”. Chi si dedica all’esegesi, allo studio e all’interpretazione critica dei testi.

     

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