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Le Donne nell'Islam e le Donne nella Tradizione Giudeo-Cristiana

Mito & Realtà

Dott. Sharief Abdel Azeem

Traduzione di AbdEl Kawi M.Dello Russo

Il comportamento del testimone

Un'altra cosa in cui il Corano e la Bibbia non sono d'accordo è l'emissione delle donne che testimoniano. È vero che il Corano ha insegnato ai credenti che commerciano nelle operazioni finanziarie per ottenere due testimoni maschili o un maschio e due femmine (2:282). Tuttavia, è anche vero che il Corano in altre situazioni accetta la testimonianza di una donna uguale a quella di un uomo. In effetti la testimonianza della donna può persino invalidare l'uomo. Se un uomo accusa la sua moglie di non essere casta, è tenuto dal Corano a giurare solennemente cinque volte come prova della colpa della moglie. Se la moglie nega e giura cinque volte, non è considerata colpevole in nessun caso, il matrimonio non è più valido (24:6-11). D'altra parte, alle donne non è stato permesso testimoniare nella società ebraica agli inizi.

 12 i rabbini contavano le donne che non potevano testimoniare fra la nona corsa inflitta su tutte le donne a causa della Caduta (vedi il capitolo “L’eredità di Eva”). Alle donne d’oggi Israele non permette dare la prova nelle corti rabbiniche. 13 i rabbini giustificano perchè le donne non possono testimoniare citando la Genesi 18:9-16, dove è dichiarato che Sara, moglie di Abramo mentì. I rabbini usano questo avvenimento come prova che le donne sono incompetenti a testimoniare. Bisogna notare che questa storia è narrata nella Genesi 18:9-16 è stata accennata più di una volta nel Corano senza alcuna bugia di Sara. (11:69-74, 51:24-30). Nell’Occidente cristiano ecclesiastico e civile, la legge ha escluso alle donne di fare testimonianza fino al secolo scorso. 14

 Se un uomo accusa la sua moglie di aver perso la verginità prima del matrimonio, la sua testimonianza non sarà affatto considerata secondo la Bibbia. La moglie accusata deve essere sottoposta ad una prova ardua. In questa prova, la moglie affronta un complesso e umiliante rito che è stato supposto per dimostrare la sua colpa o innocenza (5:11-31 Numeri). Se è considerata colpevole dopo questa prova ardua, sarà sentenziata alla morte. Se è considerata non colpevole, suo marito non sarà innocente di alcun peccato. Inoltre, se un uomo prende una donna come moglie e l’accusa di non essere vergine, la sua propria testimonianza non conterà. I suoi genitori hanno dovuto portare la prova della sua verginità prima della maggiore età al paese. Se i genitori non possono dimostrare l’innocenza della loro figlia, sarà lapidata sui gradini della porta del padre. Se i genitori possono dimostrare la sua innocenza, il marito sarà multato soltanto cento denari d’argento e non può divorziare finchè sua moglie sarà in vita: "Può capitare che un uomo sposa una donna e, dopo aver avuto rapporti con lei, non amandola più, l’accusa di cattive azioni e la calunnia in questo modo: ‘Ho sposato questa donna, ma quando mi sono accostato a lei, non l’ho trovata vergine’. Allora il padre e la madre della ragazza porteranno agli anziani della città, in tribunale, le prove della verginità della figlia. Il padre dichiarerà agli anziani: ‘Ho dato mia figlia in moglie a questo uomo; egli non l’ama più, le attribuisce cattive azioni e dice che mia figlia non era vergine. Ecco le prove della verginità di mia figlia!’. E i genitori allora mostreranno agli anziani  il panno con le tracce del sangue della notte nuziale. Gli anziani della città prenderanno il marito e gli daranno una punizione. Inoltre, poiché ha calunniato una vergine in Israele, dovrà pagare al padre della ragazza un’ammenda di cento monete d’argento. Ella rimarrà sua moglie, e per tutta la sua vita egli non potrà più divorziare da lei. Ma se la cosa è vera, e non c’è prova  che la ragazza era vergine, allora la condurranno all’ingresso della casa del padre, e la gente della sua città la farà morire a sassate. Essa ha commesso un’infamia in Israele: si è infatti comportata come una prostituta quand’era in casa del padre. Così estirperete il male che è in mezzo a noi”. (Deuteronomio 22: 13-21).

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