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Guida Del Pellegrino

di Yacoub Roty

Traduzione a cura di 'Aisha Farina

Le regole del tawâf

Il tawâf è una preghiera individuale che non può essere compiuta se non attorno alla Casa Sacra. Senza tregua, di giorno come di notte, e durante tutto l’anno, numerosissimi fedeli lo compiono. Il flusso del tawâf non si interrompe se non al momento delle preghiere obbligatorie.

 Le condizioni di validità del tawâf

 La validità del tawâf dipende da otto condizioni (shart). Il non rispetto di una di queste condizioni comporta la nullità del tawâf, che dovrà essere rifatto. Queste condizioni sono le seguenti:

 = Essere in stato di purezza rituale. Il tawâf, che è una preghiera (salât), esige lo stato di purezza rituale (tahâra) e l’assenza di impurità (najâsa) sul corpo e sui vestiti, così come la copertura delle nudità[1]. Il Messaggero di Allah (s) disse: «Il tawâf è una preghiera, e la sola differenza è che potete parlare. Colui che parla durante il tawâf  non deve parlare se non per il bene» (Tirmidhi). La più grande attenzione è dunque di rigore nelle parole e nei gesti. Ogni rozzezza, villanìa e cattiveria sono considerate impurità che invalidano il tawâf.

 = Girare avendo la Casa Sacra alla propria sinistra

 = Cominciare i giri a partire dalla Pietra Nera. Conviene cominciare il primo giro diversi metri prima della Pietra Nera, per essere certi che sia completo.

 = Effettuare sette giri completi. Se nel corso del tawâf vi è esitazione sul numero dei giri effettuati, conviene basarsi sul numero inferiore, su cui vi sia certezza, e completare fino a sette.

 = Compiere i sette giri senza interruzione. L’interruzione momentanea del tawâf, per poter compiere una preghiera obbligatoria o per procedere al lavaggio di un sanguinamento dal naso o di una sporcizia sul vestito o il corpo non invalida il tawâf. Lo stesso vale se occorre compiere un’abluzione (wudû) a seguito di una perdita involontaria dello stato di purità minore, ma unicamente durante un tawâf supererogatorio (tatawwu’). In tutti questi casi il tawâf deve essere ripreso subito dopo, dal punto in cui era stato interrotto.

 = Non penetrare all’interno della superficie della Casa. La Casa comprende la Ka’aba, lo Hijr (parte semi-circolare non coperta) e il suo muretto, e lo Shâdirwân (contrafforte in basso ai muri della Ka’aba) (vedere lo schema qui sotto)

 = Mantenere tutto il corpo al di fuori della Casa durante la marcia; è vietato, cioè, mettere la mano sul muretto dello Hijr o calpestare lo Shâdirwân durante la marcia. Per questa ragione, è raccomandato rimanere a 2 o 3 metri di distanza dalla Casa, per timore di essere costretti proprio malgrado a penetrarvi o a calpestarla a causa dello spintonamento della folla. Se si vuole toccare l’Angolo Yemenita o abbracciare la Pietra Nera durante il tawâf, occorre fermarsi mentre si calpesta, per far ciò, lo Shâdirwân.

 = Non uscire dal recinto della Moschea durante il tawâf, nemmeno per rinnovare l’abluzione (wudû).

 

 FIGURA 3 – LA CASA SACRA

 Gli atti necessari del tawâf

 Il tawâf comporta due atti necessari (wâjib) la cui omissione non invalida il tawâf stesso, ma impone un sacrificio riparatore (hadî) o qualcosa che lo sostituisca (vedere capitolo 32). Questi atti necessari sono:

 = Camminare durante i tawâf imposti dal rito, per colui che ne sia capace. Colui che non possa compiere questa marcia a causa della debolezza, dell’età avanzata, di una malattia o di una invalidità, è autorizzato a farsi portare, e non deve riparare questa deroga con alcun sacrificio. Per un tawâf supererogatorio, è possibile farsi portare, anche per chi riesca a camminare.

 = Compiere una preghiera di due rak’ât alla fine dei sette giri. Questa preghiera è necessaria (wâjib) dopo tutti i tawâf obbligatori. E’ raccomandato compiere queste due rak’ât dietro il Maqâm Ibrâhîm e recitare nella prima, dopo al-Fâtiha, la sura 109 (al-Kâfirûn), e nella seconda la sura 112 (al-Ikhlâs). Queste due rak’ât si possono eseguire anche dopo un tawâf compiuto dopo la preghiera dell’ ‘asr, o tra la preghiera del subh e il levarsi del sole, momenti in cui abitualmente non si può compiere la salât. Il Messaggero di Allah (s) disse: «Colui che prega due rak’ât al Maqâm Ibrâhîm, con fede e convinzione, Allah gli iscrive il merito dell’affrancamento di quattro schiavi dei figli di Ismâ’îl e lo lava dei suoi peccati al punto tale che egli ridiviene così com’era il giorno in cui sua madre lo mise al mondo» (Asbahânî)

 Pratiche raccomandate durante il tawâf

 Il tawâf comporta degli atti raccomandati. Tali atti sono i seguenti:

 = Abbracciare la Pietra Nera (al-Hajâr al-aswad). Il bacio all’inizio del primo giro è sunnah, quelli dei sei giri seguenti sono solo raccomandati. Jâbir riferì: «Il Messaggero di Allah (s) abbracciò la Pietra Nera, pose la sua mano su di essa e la passò poi sul suo viso» (Ibn Khuzayma). Se, per via della gran folla, abbracciarla non è possibile, conviene toccarla con la mano destra, anche mediante un oggetto, e portare poi la mano o l’oggetto alle labbra, senza abbracciarlo. Se non è possibile nemmeno toccarla, conviene salutarla da lontano con la formula del takbîr, ma senza fare il gesto di toccarla.

 = Toccare l’Angolo Yemenita della Ka’aba con la mano destra, senza tuttavia abbracciarlo. Il Messaggero di Allah (s) disse: «In verità il fatto di toccare i due Angoli (cioè la Pietra Nera e l’Angolo Yemenita) alleggerisce abbondantemente dai peccati» (Ibn Hibbân)

 = Per gli uomini: scoprire la spalla destra nel corso di alcuni tawâf e accelerare la marcia nel corso dei tre primi giri di questi stessi tawâf.

 =  Invocare Allah (SWT) durante i giri. Ciascuno è libero di fare delle richieste e di invocare secondo le formule di propria scelta. Alcuni recitano il Corano durante tutto il tawâf, altri praticano l’invocazione dei Nomi Divini.


[1] L’abito dell’ihrâm dell’uomo deve coprire il suo corpo almeno dalla vita a sotto le ginocchia

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