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Guida Del Pellegrino

di Yacoub Roty

Traduzione a cura di 'Aisha Farina

Le regole del Sa'y

Il sa’y è una marcia rituale ripetuta sette volte tra i colli di Safâ e Marwa, che sono situati a qualche centinaio di metri dalla Ka’aba.

 Il rito della ‘umra e quello del hajj comportano un sa’y, che è una delle loro basi obbligatorie (wâjib mu’akkad). Contrariamente al tawâf, che può essere compiuto anche a titolo supererogatorio, il sa’y si compie solo quando il rito lo impone.

 Le condizioni di validità del sa’y

 La validità del sa’y dipende da cinque condizioni. La non osservanza di una di tali condizioni comporta irrimediabilmente la nullità del sa’y, che dovrà essere ripetuto. Queste condizioni sono le seguenti:

 = Il sa’y deve obbligatoriamente essere preceduto da un tawâf

 = I percorsi devono obbligatoriamente cominciare a partire da Safâ (il settimo terminando dunque a Marwa).

 = I percorsi devono obbligatoriamente cominciare almeno ai piedi delle colline per essere completi

 = Bisogna obbligatoriamente effettuare sette percorsi (shawt) tra le due colline (essendo l’andata da Safâ a Marwa un percorso e il ritorno da Marwa a Safâ un altro).

 = I sette percorsi devono obbligatoriamente succedersi senza grande discontinuità.

 Gli atti necessari del sa’y

 Il sa’y comporta due atti necessari (wâjib), la cui omissione non invalida il sa’y, ma impone un sacrificio riparatore (hadî):

 = Introdurre il sa’y con un tawâf obbligatorio.

 =Camminare durante il sa’y, per chi ne sia capace.

 Introdurre il sa’y con un tawâf obbligatorio

 Il tawâf che precede obbligatoriamente il sa’y deve necessariamente (wâjib) essere un tawâf compiuto a titolo obbligatorio (fard). Per la ‘umra, sarà evidentemente il solo tawâf che comporta tale rito. Per ciò che concerne l’hajj, la regola è la seguente:

 = Il sa’y sarà eseguito dopo il tawâf al-qudûm per colui che è tenuto a compiere questo tawâf dell’arrivo; cioè per chi giunge a Makkah con l’ihrâm del pellegrinaggio (modo ifrad o qirân)

 =Colui che non deve compiere il tawâf al-qudûm posticipa necessariamente il sa’y dopo il tawâf al-ifâda; si tratta di chi ha assunto regolarmente l’ihrâm dell’ hajj a Makkah l’8 Dhû-l-Hijja. Agirà allo stesso modo il pellegrino ritardatario che arriva a Makkah con l’ihrâm dell’hajj, ma che ha solo il tempo di rendersi immediatamente a ‘Arafât. Egli è dispensato dal tawâf al-qudûm e compirà dunque il sa’y dopo il tawâf al-ifâda, senza dover offrire alcun sacrificio.

 = Colui che compisse il tawâf al-qudûm nonostante questo tawâf non gli sia imposto, e che lo facesse seguire dal sa’y dovrebbe offrire un sacrificio (hadî), poiché, in questo caso, il sa’y non sarebbe preceduto da un tawâf obbligatorio. Tuttavia, se questo pellegrino ripetesse il sa’y dopo il tawâf al-ifâda, allora sarebbe esonerato dal sacrificio precedentemente dovuto.

 = Colui che è tenuto a compiere il tawâf al-qudûm non ha il diritto di posporre il sa’y fino al tawâf al-ifâda. Se lo facesse, dovrebbe offrire un sacrificio (hadî). La natura del sa’y necessita che sia compiuto se possibile prima di ‘Arafât.

 = Se il pellegrino ha già compiuto i tawâf imposti dal pellegrinaggio, cioè il tawâf al-qudûm e il tawâf al-ifâda, senza tuttavia aver effettuato il sa’y, deve eseguire un tawâf speciale per poter introdurre il sa’y, e questo tawâf necessita, sotto pena di sacrificio (hadî), l’assunzione dell’intenzione (niyya) di compierlo a titolo imposto (fard).

 Camminare durante il sa’y

 La marcia è necessaria (wâjib) durante tutto il compimento del sa’y per colui che ne sia capace. Colui che effettuasse questo percorso facendosi portare, pur essendo in grado di camminare, dovrebbe offrire un sacrificio (hadî). Colui che è impotente, malato o troppo debole per compiere il sa’y camminando, è autorizzato a farsi trasportare e non deve riparare tale deroga con un sacrificio. Il camminatore stanco può compiere brevi pause per riprendere le forze. La distanza tra Safâ e Marwa è di circa 400 metri; i sette percorsi dunque rappresentano circa 3 km. Colui che comincia il sa’y camminando ma non riesce a portarlo a termine, è autorizzato a farsi trasportare e non deve compiere alcun sacrificio espiatorio per questa deroga giustificata.

 

 

FIGURA 4 – I LUOGHI DEL SA'Y

 Osservazioni concernenti la donna

 Lo stato di purezza rituale (tahâra) è raccomandato ma non obbligatorio per compiere il sa’y, e il luogo in cui esso si effettua, benché si trovi accanto alla Moschea Sacra, non fa parte di essa. La donna mestruata potrebbe dunque, in teoria, effettuare il sa’y; ma, come abbiamo visto, il sa’y deve obbligatoriamente essere preceduto da un tawâf per essere valido. Ora, questo tawâf non è eseguibile se non in stato di purezza rituale. Di conseguenza, la donna mestruata deve attendere che le regole cessino per compiere il ghusl e poter effettuare insieme il tawâf e il sa’y. Tuttavia, se le mestruazioni appaiono subito dopo aver effettuato validamente il tawâf e le due rak’ât che lo seguono, la donna compie allora senza inconvenienti il sa’y che segue. Lo stesso evidentemente vale nel caso in cui le mestruazioni comincino durante il compimento del sa’y.

 Atti raccomandati relativi al sa’y

 = Abbracciare se possibile la Pietra Nera dopo il tawâf che precede il sa’y

 = Compiere il sa’y subito dopo le due rak’ât che seguono necessariamente il tawâf introduttivo.

 = Essere in stato di purezza rituale

 = Ascendere i gradini rocciosi di Safâ e Marwa. La donna lo farà solo se la presenza degli uomini non costituisce un impedimento.

= Per l’uomo, accelerare l’andatura nel fondo del vallone (vicino a Safâ) indicato da pilastri murali che comprendono delle luci verdi.

 = Sulle colline di Safâ e Marwa, rivolgere delle richieste ad Allah l’Altissimo tenendosi col viso rivolto alla qibla e, durante il percorso, moltiplicare le invocazioni senza limitazione riguardo alla scelta delle formule impiegate.

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