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Guida Del Pellegrino

di Yacoub Roty

Traduzione a cura di 'Aisha Farina

Il compimento del S'ay

Dopo aver effettuato il tawâf al-qudűm e le due rak’ât che lo seguono, colui che compie l’hajj e colui che compie la ‘umra devono subito effettuare il sa’y tra Safâ e Marwa. I luoghi del sa’y sono oggi vicini alla Moschea Sacra, benché non ne facciano parte.

 Le regole del sa’y, esposte nel capitolo precedente, devono essere studiate attentamente e scrupolosamente rispettate. Vedere anche allo stesso capitolo le osservazioni riguardanti la donna.

 Il sa’y č un rito laborioso. Deve essere vissuto come il riassunto rituale del va-e-vieni incessante del servitore agli ordini del suo Signore. Il suo merito č dello stesso tipo. Il Messaggero di Allah (s) ha detto infatti: «Il tuo sa’y tra Safâ e Marwa equivale all’affrancamento di settanta schiavi» (Tabarânî).

L’imâm Ghâzalî paragona questa marcia tra Safâ e Marwa a quelle che saranno le oscillazioni della Bilancia durante la pesa delle opere, nel Giorno del Giudizio.

 Il Pellegrino si rende a Safâ (punto di partenza del sa’y), che si trova piů o meno lungo il prolungamento dell’asse della Pietra Nera (vedere lo schema della pagina precedente), e ascende questa collina. Se l’accesso ai gradini rocciosi della cima č reso difficile per via della densitŕ della folla, il pellegrino puň restare sul pendio di Safâ. Lŕ, rivolto verso la qibla, recita il versetto coranico relativo al rito del sa’y:

 إنَّ الصَّفا والمَرْوَةَ مِنْ شَعَآئِرِ الله فمَنْ حَجَّ البَيْتَ أوِ اعْتَمَرَ فلا جُناحَ عَليه

أنْ يَطوَّفَ بهما ومَنْ تطوَّعَ خَيرا فإنَّ الله شاكِرٌ عَليمٌ

 Inna-s-Safâ wa-l-Marwata min sha’âiri-l-lâhi faman hajja-l-Bayta awi’tamara falâ junâha ‘alayhi an yattawwafa bihimâ,  waman tatawwa’a khayran fainna-l-lâha shâkirun ‘alîm

 Safâ e Marwa sono veramente fra i segni di Allah e non ci sarŕ male alcuno se coloro che fanno il Pellegrinaggio alla Casa o la Visita, correranno tra questi due (colli). Allah sarŕ riconoscente a chi si sarŕ imposto volontariamente un’opera meritoria. Allah č grato, sapiente. (Corano II. Al-Baqara, 158)

 Poi il pellegrino assume, dentro di sč o a parole se lo desidera, l’intenzione (niyya) di effettuare il sa’y imposto dal rito (‘umra o hajj) che sta compiendo. Poi glorifica Allah, in particolare col tahlîl (lâ ilâha illAllâh) ed il takbîr (Allahu Akbar), e Gli rivolge delle suppliche.

Comincia dunque il sa’y mettendosi in marcia in direzione di Marwa. Colui che non č in grado di compierlo camminando, č autorizzato a farsi portare.[1]

A poca distanza da Safâ, su una zona di qualche decina di metri, corrispondenti a ciň che fu un tempo il fondo della valle, conviene che il pellegrino acceleri la marcia e si metta seppur non troppo velocemente a correre. Questa  zona da percorrere in fretta, tanto durante i viaggi di andata verso Marwa che durante quelli di ritorno verso Safâ, č segnalata da contrassegni di colore verde fissati ai muri. Tale accelerazione riguarda perň solo l’uomo; la donna, invece, continua a camminare normalmente.

 Arrivato a Marwa, il pellegrino sale sulla cima della collina o si ferma sulla china. Rivolto verso la qibla, invoca Allah (SWT) cosě come ha fatto a Safâ. Agisce allo stesso modo ritornando poi a Safâ, e quindi di nuovo a Marwa, fino al settimo ed ultimo tragitto.

 E’ raccomandato al pellegrino di invocare durante questi percorsi secondo le parole di sua scelta, e di fare le richieste che vuole. Per scrupolo, volendo mettere a proprio agio colui che non č arabofono, in modo che possa comprendere ciň che pronuncia in lingua araba mentre si rivolge ad Allah (SWT), č utile ricordare questo insegnamento del Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui): «Vi sono due parole leggere per la lingua, ma pesanti sulla Bilancia (su cui verranno pesate le opere nel Giorno del Giudizio): Gloria ad Allah per la Sua propria Lode; Gloria ad Allah, Il Sublime» (Bukhârî).

Tale invocazione č la seguente:

 سُبْحانَ الله وبِحَمْدِهِ سُبْحانَ اللهِ العَظيم

 Subhâna-l-lâhi wabihamdihi, subhâna-l-lâhi-l-‘azîm

 Gloria ad Allah per la Sua propria Lode; Gloria ad Allah, Il Sublime

 Il sa’y si conclude alla fine del settimo tragitto, quando si giunge a Marwa.

 = Colui che compie una semplice ‘umra e colui che segue il modo tamattu’ (‘umra seguita dall’hajj) hanno allora portato a termine la loro ‘umra. Dunque si desacralizzano rasandosi la testa o accorciando l’insieme dei propri capelli (vedere capitolo 27). La donna si limita ad accorciare i capelli. Dal momento in cui i capelli vengono tagliati, le proibizioni imposte dallo stato di ihrâm cessano per questi pellegrini.

 = Quanto al pellegrino che segue il modo ifrâd (pellegrinaggio senza ‘umra) e a quello che segue il modo qirân (‘umra e pellegrinaggio allo stesso tempo), essi non hanno finito i riti, e certamente non devono desacralizzarsi. Dunque non si tagliano i capelli e continuano ad essere sottoposti agli imperativi dello stato di ihrâm fino alla fine dell’hajj.


[1] delle sedie a rotelle sono disponibili a questo scopo

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