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Guida Del Pellegrino

di Yacoub Roty

Traduzione a cura di 'Aisha Farina

La notte di sosta a Muzdalifa

La sera del giorno di ‘Arafât, quando il sole fu tramontato e le luci vive del tramonto si attenuarono, il Messaggero di Allah (s) lasciò ‘Arafât, senza compiervi la preghiera del maghrib, e si diresse verso Muzdalifa. Tratteneva la sua cammella e intimava ai suoi compagni l’ordine di fare lo stesso per evitare ogni rischio di tumulto e spintonamenti. Quando la via era libera, lasciava che la cammella prendesse un’andatura più veloce. Durante tutto il tragitto non smise di pronunciare la talbiya.

Prima di giungere a Muzdalifa, e di penetrare così sul Territorio Sacro di cui Muzdalifa fa parte, rinnovò lo stato di purezza compiendo una corta abluzione.

Appena giunto a Muzdalifa, compì un’abluzione (wudû) completa e pregò il maghrib dopo un azân e un’iqâma. Subito dopo, mentre venivano fatte sedere le cavalcature per scaricare i bagagli, fece fare l’iqâma della preghiera dell’ ‘ishâ e  la compì abbreviandola e senza farla seguire da nessuna preghiera supererogatoria. Poi si stese e dormì fino alla preghiera del subh, che compì all’inizio del suo tempo, dopo un azân e un’iqâma, senza farla precedere dalle due raka’ât supererogatorie abituali.

Montò poi sulla sua cammella per recarsi verso la parte di Muzdalifa chiamata al-Mash’ar al-harâm. Là, col viso rivolto alla qibla, rimase fino all’aurora splendente supplicando Allah (SWT), glorificandoLo e attestando la Sua Unicità.

Poco prima del levare del sole, riprese la marcia in direzione di Minâ e fece accelerare la sua cavalcatura al passaggio dell’ued Muhassir[1]. Mentre attraversava la fine del territorio di Muzdalifa chiese a Ibn ‘Abbas (r) di raccogliergli sette piccole pietre per le lapidazioni di questo giorno a Minâ.

 I pellegrini lasciano dunque ‘Arafât dopo il tramonto e si recano a Muzdalifa pronunciando la talbiya. L’eccellenza è di trovarsi in stato di purezza rituale per penetrare sul Territorio Sacro, di cui Muzdalifa fa parte. Per rispetto verso la natura sacra di questo luogo, è anche più corretto aver eventualmente soddisfatto i propri bisogni naturali prima di giungervi, piuttosto che essere costretti a cominciare da ciò una volta arrivati[2].

Appena giunti a Muzdalifa, e prima di occuparsi d’altro, i pellegrini si preparano per la preghiera. I compagni di uno stesso gruppo si riuniscono se possibile per pregare in comune e compiono l’una dopo l’altra le preghiere del maghrib e dell’ ‘ishâ secondo le modalità del viaggio.

 E’ necessario (wâjib) fermarsi un momento a Muzdalifa. La sunnah è quella di rimanervi fino al mattino. Tuttavia il Messaggero di Allah (s) autorizzò i deboli, le donne e i bambini, così come quelli che hanno dei doveri da compiere, a lasciare Muzdalifa a partire dalla metà della notte, e a compiere la preghiera del subh a Minâ.

 I pellegrini approfittano di questa sosta per recuperare le forze mangiando un po’ e dormendo qualche ora. In questa notte di riposo che viene loro offerta, i pellegrini sono gli invitati di Allah (SWT). Allah l’Altissimo li accoglie sul Suo Territorio Sacro e la Sua Pace si sparge sui Suoi servitori affaticati. Notte di pace profonda, inesprimibile, indimenticabile!

 Appena appaiono le primissime luci dell’alba, si solleva gradualmente da tutte le parti di Muzdalifa come un canto soprannaturale composto dalle migliaia di appelli alla preghiera provenienti da ogni gruppo di pellegrini. Istante comunitario di pura fede. Istante unico, che sembra venuto dalla notte dei tempi, in cui ci si sente come contemporanei ed eredi di tutti i profeti che hanno così chiamato i popoli, per trarli dal loro stato di torpore e guidarli verso Allah (SWT). Istante in cui il cuore è testimone dell’immensità della generosità del suo Signore ed è ricolmo della riconoscenza verso di Lui.

 In piccoli gruppi i pellegrini compiono allora la preghiera del subh. E’ loro raccomandato di recarsi poi all’Oratorio sacro (il Sacro Monumento, al-Mash’ar al-harâm). E là, in piedi, rivolti alla qibla, essi rivolgono richieste ad Allah (SWT) e Lo invocano fino all’aurora brillante. Anche la donna mestruata si reca ad invocare in questo luogo, senza tuttavia entrare nella moschea ivi costruita.

 L’invocazione da ripetere in questo momento deve essere una glorificazione esprimente uno stato di totale riconoscenza verso il proprio Signore.

 Allah (SWT)dice in effetti:

 ...Poi quando lasciate ‘Arafât ricordatevi di Allah presso il Sacro Monumento. E ricordatevi di Lui, di come vi ha mostrato la Via, nonostante foste tra gli sviati. (Corano II. Al-Baqara, 198)

 Questa riconoscenza nei confronti di Allah (SWT), per essere totale, deve passare attraverso la riconoscenza verso il Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui), poiché è attraverso di lui che Allah (SWT) guida e libera dallo sviamento.

 Durante il suo wuqûf ‘Arafât, il Messaggero di Allah (s) passò la fine della giornata ad implorare a favore della sua Ummah (Comunità); e Allah (SWT) gli rispose: «Perdono loro i peccati contro di Me, ma non l’ingiustizia tra di loro; così Io compenso il torto fatto alla vittima». Il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse allora: «Oh Signore! Se Tu vuoi Ti è possibile accordare in ricompensa il Paradiso alla vittima dell’ingiustizia, pur perdonando all’ingiusto!» Ma, in quella sera di ‘Arafât, il Profeta (s) non ricevette alcuna risposta alla sua supplica. A Muzdalifa, l’indomani all’alba, il Messaggero di Allah (s) rinnovò la sua richiesta. Essa fu allora esaudita da Allah e il Messaggero (pace e benedizioni su di lui) si mise a ridere. I suoi Sahaba (che Allah sia compiaciuto di tutti loro) se ne stupirono e gli chiesero la ragione di questa risata improvvisa. Egli allora (s) rispose: «Ho riso vedendo lo stato di desolazione di Iblîs, questo nemico di Allah, che ha raccolto della polvere e se l’è sparsa sulla testa gridando alla disgrazia e alla disperazione, quando ha saputo che Allah (SWT) aveva esaudito la mia domanda e perdonato a tutta la mia Ummah» (Bayhaqî).

 In questo momento privilegiato, che rovina le speranze di Shaytan, il pellegrino ha dunque grande interesse a pentirsi sinceramente delle ingiustizie che ha potuto commettere verso i suoi fratelli.

 Poi defluite da dove defluiscono tutti gli altri[3] e chiedete perdono ad Allah. Allah è perdonatore, misericordioso (Corano II. Al-Baqara, 199)

 E’ raccomandato ai pellegrini di riprendere la via per Minâ poco prima del sorgere del sole; ma, prima di lasciare il territorio di Muzdalifa, è sunnah raccogliere almeno sette piccole pietre che servirano per le lapidazioni da compiere in questo giorno, al momento dell’arrivo a Minâ. La grandezza delle pietre deve essere compresa tra quella di un cece e quella di una fava.


[1] L’ued Muhassir (la vallata della Desolazione) : è in questa vallata che Allah l’Altissimo annientò la gente dell’elefante (ashâb al-fîl, vedi Corano CV) che aveva intenzione di distruggere la Ka’aba

[2] Questo modo di agire è conforme alla sunnah

[3] si tratta del flusso di pellegrini che si recano da Muzdalifa a Minâ per le lapidazioni

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