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Guida Del Pellegrino

di Yacoub Roty

Traduzione a cura di 'Aisha Farina

I giorni del tashrîq

Il Messaggero di Allah (s) si recò da Minâ a Makkah il 10 Dhû-l-hijja, Giorno del Sacrificio, e attese la notte per compiere il tawâf al-ifâda. Poi, dopo una siesta, ritornò a Minâ per passarvi la notte (undicesima notte di Dhû-l-hijja).

L’11 Dhû-l-hijja, primo giorno del tashrîq, il Messaggero di Allah (s) lapidò dopo zawâl, ma prima di effettuare la preghiera del dhuhr. Lapidò a piedi, cominciando dalla stele più piccola e rivolgendosi alla qibla. Lanciò successivamente sette pietre pronunciando il takbîr ad ogni lancio. Poi si spostò sulla destra e, in piedi, rivolto alla qibla, le mani levate, invocò lungamente[1].

Lapidò poi la stele mediana allo stesso modo, poi si spostò a sinistra, si tenne in direzione della qibla, levò le mani e invocò a lungo più o meno come in precedenza.

Terminò con la stele più grande, che lapidò come aveva fatto alla vigilia, tenendo la qibla a sinistra. Dopo aver lapidato quest’ultima stele non rimase ad invocare. Passò la notte a Minâ.

Il 12 Dhû-l-hijja, secondo giorno del tashrîq, il Messaggero di Allah (s) lapidò allo stesso momento del giorno e allo stesso modo le tre steli, rimanendo ad invocare così come aveva fatto alla vigilia. In questo giorno fece una khutba e ricevette la rivelazione della sura “An-Nasr”[2]. Passò la notte a Minâ.

Il 13 Dhû-l-hijja, terzo e ultimo giorno del tashrîq, lapidò ancora. Poi lasciò Minâ e si recò al Muhassab[3]. Vi compì le preghiere del dhuhr, dell’ ‘asr, del maghrib e dell’ ‘ishâ. Dopo aver dormito un po’, si recò di notte a Makkah e compì il tawâf d’addio, sul dorso della sua cammella. Si recò poi al Multazam, ma non entrò nella Ka’aba.

Il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) diresse poi la preghiera del subh, infine lasciò Makkah per la strada inferiore e ritornò verso Madinah[4].

 Che siano o no desacralizzati, i pellegrini devono ancora compiere le lapidazioni durante i giorni del tashrîq e passare la maggior parte di ciascuna notte a Minâ per completare il loro hajj.

 I giorni passati a Minâ possono presentare un carattere faticoso per via della folla di circa un milione e mezzo di pellegrini ammassati in uno spazio ristretto. Questo soggiorno, sebbene di breve durata, richiede uno sforzo di vigilanza da parte del pellegrino e lo porta a trincerarsi nel dhikr:

 E ricordatevi di Allah nei giorni contati[5]... (Corano II. Al-Baqara, 203)

 Il Messaggero di Allah (s) disse: «I giorni del tashrîq sono dei giorni per dissetarsi, ristorarsi e invocare Allah (SWT)» (Muslim). Così, ciascun giorno, soltanto durante le lapidazioni, il Messaggero di Allah (s) invocava per circa tre ore[6].

 Nonostante la nuova sistemazione delle strade oggi permettano di giungere dinanzi alle steli da lapidare da due lati, gli spintonamenti sono abbastanza temibili, soprattutto sul lato inferiore. Questa situazione difficile non deve tuttavia avere come conseguenza il fatto di tralasciare l’esempio dell’Inviato di Allah (s), che consiste nell’invocare in questi momenti rituali di grande importanza. Bisogna al contrario mettersi bene da parte rispetto al tumulto per poter oggi invocare in tali luoghi.

 Durante i giorni del tashrîq, le lapidazioni di ogni giorno cominciano a partire dall’inizio del tempo della preghiera del dhuhr e devono necessariamente (wâjib) terminare prima del tramonto di quel giorno. Ogni giorno le tre jamarât devono essere lapidate, cominciando dalla più piccola, poi la media, infine la grande. Ciascun pellegrino deve necessariamente (wâjib) lapidare personalmente secondo le regole esposte al capitolo 24.

 E’ permesso recarsi a Makkah durante i giorni del tashrîq, durante la giornata e all’inizio della notte, a condizione di compiere necessariamente (wâjib) le lapidazioni di ogni giorno nel momento prescritto e di passare necessariamente (wâjib) la maggior parte della notte a Minâ.

 Sull’esempio del Messaggero di Allah (s) conviene soggiornare a Minâ fino alla fine delle lapidazioni del terzo giorno del tashrîq (13 Dhû-l-hijja). Colui che ha urgenza[7] di lasciare Minâ è tuttavia autorizzato ad andarsene dopo le lapidazioni del secondo giorno del tashrîq (12 Dhû-l-hijja), a condizione di uscire dal territorio di Minâ prima del tramonto.


[1] E’ riportato che il Profeta (s) rimase così ad invocare il tempo di una recitazione rapida della sura « Al-Baqara », cioè circa un’ora e mezza – due ore

[2] La sura « An-Nasr » (La Vittoria, Corano CX) è interpretata come contenente l’annuncio al Profeta (s) della sua prossima morte

[3] Il Muhassab era un luogo di stazionamento situato sulle alture circondanti Makkah. Oggi è sparito sotto le costruzioni.

[4] Il Profeta (s) morì a Madinah tre mesi più tardi.

[5] I « giorni contati » sono i giorni del tashrîq

[6] Molti pellegrini vivificano il loro soggiorno a Minâ recitando gran parte del Corano

[7] Questa concessione è enunciata nel Corano in relazione al timore pio (taqwâ): ...Ma non ci sarà peccato per chi affretta il ritorno dopo due giorni, e neppure per chi si attarda se teme Allah... (Corano II. Al-Baqara, 203). A ciascuno senza dubbio l’onere di giudicare la fondatezza della propria “fretta” di lasciare Minâ.

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