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Vita del Profeta Muhammad

Su di lui Pace e benedizione

di Hamza Piccardo

La battaglia del Fossato

Nel sesto anno dall’Egira tra politeisti, ipocriti ed Ebrei si stava costruendo un’alleanza con il comune scopo di sconfiggere i Musulmani, sradicare l’Islàm e, possibilmente, uccidere Muhammad (pbsl).

Durante un incontro segreto tenutosi alla Mecca tra una delegazione degli Ebrei di Khaybar (un’oasi a Nord di Medina) e Abu Sufyan erano state gettate le basi per mettere in campo una poderosa armata, che avrebbe marciato sulla città del Profeta. In quell’occasione, ad una precisa domanda del capo coreiscita a proposito della fondatezza della loro ostilità contro Muhammad, gli Ebrei non ebbero alcuno scrupolo a dichiarare che il politeismo era certamente migliore e più vero della religione da lui predicata. Il Corano rivelò anche questa volta le loro trame: "Non hai visto coloro ai quali fu data una parte della Scrittura, prestar fede agli spiriti impuri e agli idoli e dire di coloro che sono miscredenti: "Sono meglio guidati sulla via di Allah di coloro che hanno creduto. Ecco coloro che Allah ha maledetto; a chi è maledetto da Allah non potrai trovare alleato" (Corano IV,51-52).

Il terzo lato del triangolo della miscredenza era immancabilmente costituito dagli ipocriti capitanati da Ibn Ubayy.

Senza risparmiare oro e lusinghe, i clan ebrei erano riusciti a mettere insieme i guerrieri delle più famose e feroci tribù beduine tra i quali i Kinana, i Ghatafan, gli Asad. In tutto oltre diecimila uomini ben armati posti sotto il comando di Abu Sufy-n, più che mai risoluto a cancellare dalla storia degli Arabi quella stravagante e pericolosa anomalia che era ai suoi occhi l’Islàm.

Di fronte a tanta forza e determinazione, i credenti potevano raccogliere non più di tremila combattenti, ma Allah (Gloria a Lui l’Altissimo) venne in aiuto dei Suoi fedeli con la strategia suggerita da un liberto di origine persiana, Salm-n Pak detto al Farsi ("il persiano", appunto). Salm-n propose al Profeta lo scavo di un ampio e profondo fossato capace di fermare le cariche della cavalleria beduina.

In pochi giorni il progetto fu messo in atto con il concorso di tutti quanti gli uomini validi e sotto la guida dell’Inviato di Allah (pbsl) che con il suo esempio e la sua presenza spronava e rincuorava i credenti.

Durante questo lavoro avvennero fatti straordinari che dettero il segno della benevolenza di Allah nei confronti dei credenti i quali, in perfetta armonia, lavoravano duramente per realizzare l’opera difensiva.

Un masso che non si riusciva a smuovere di un millimentro fu facilmente rimosso dopo che il Profeta (pbsl) lo spruzzò con dell’acqua mista alla sua saliva. Di un’altra roccia che sembrava neppure scalfibile si occupò personalmente l’Inviato di Allah (pbsl): la percosse tre volte con forza; al primo colpo di piccone si produsse un grande lampo che sembrò dirigersi verso sud, al secondo un altro lampo si propagò verso nord e al terzo, che frantumò la roccia, la luce balenò verso oriente. Il Profeta ringraziò l’Altissimo e disse: "Ho visto i castelli dello Yemen, quelli della Siria e il palazzo di Cosroe

Quando l’armata dei coalizzati si trovò davanti il fossato fu disorientata. Quelli che si avvicinarono di più furono accolti da un nugolo di frecce scoccate dagli arcieri Musulmani.

Convinti dalla potenza dell’armata dei coalizzati (secondo gli storici oltre dodicimila uomini), anche gli Ebrei Bani Qurayza decisero di denunciare l’alleanza con il Profeta e con i Musulmani senza però iniziare nessuna attività militare. Non si fidavano infatti dei loro stessi alleati e rimasero bloccati nelle fortezze attendendo l’evolversi della situazione.

Intanto, dopo alcuni vani tentativi di attraversare il fossato, un malessere diffuso serpeggiava tra gli assedianti.Inoltre, nella convinzione di una rapida vittoria non si erano sufficientemente approvvigionati e i viveri cominciavano a scarseggiavano.Dopo una ventina di giorni, quando il loro morale era già al minimo, Allah Altissimo inviò contro di loro una bufera di vento e pioggia che spazzò il loro campo, abbatté le tende e spense tutti i loro fuochi. L’indomani mattina, felici di essere ancora in vita, seppur disfatti dalla fatica e dal freddo, i coalizzati si ritirarono lasciando i loro alleati Bani Qurayza al loro destino.

Il Corano ricorda l’epilogo di questa vicenda con questi versetti: "O credenti, ricordatevi dei favori che Allah vi ha concesso, quando vi investirono gli armati. Contro di loro mandammo un uragano e schiere che non vedeste. Allah vede perfettamente quello che fate". (Corano XXXIII,9).

E nella stessa sura Allah manifesta il Suo apprezzamento per quegli uomini che resistettero impavidi di fronte all’armata nemica, senza mai abbassare la guardia, senza quasi dormire per oltre due settimane. "Quando i credenti videro i coalizzati, dissero:" Ciò è quanto Allah e il Suo Messaggero ci avevano promesso: Allah e il Suo Messaggero hanno detto la verità. E ciò non fece che accrescere la loro fede e la loro sottomissione. Tra i credenti ci sono uomini che sono stati fedeli al patto che avevano stretto con Allah. Alcuni di loro hanno raggiunto il termine della vita, altri ancora attendono; ma il loro atteggiamento non cambia...". (Corano XXXIII,22-23). armati

    

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