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Islam è Pace

A cura di Dr. Mujahed Badaoui

LA PACE NELLA SOCIETÀ

Nella società contemporanea è presente una costante convergenza di ambizioni, aspirazioni e desideri, che interagiscono tra loro fino a sovrapporsi. Mentre oggigiorno, determinate dottrine sociali asseriscono che le relazioni tra le diverse componenti del tessuto sociale devono essere basate sulla conflittualità permanente e l’opposizione precostituita, l’Islam è di ben altro avviso; esso stabilisce infatti che i rapporti, all’interno della giustizia ed alla pace.

Infatti, la giurisprudenza islamica stabilisce per il credente i diritti ed i doveri, così come le pene e le ricompense; nell’ottica islamica, lo scopo di ogni essere umano è il raggiungimento della pace sociale attraverso il miglioramento del proprio comportamento privato e pubblico, il tutto avendo come riferimento Dio e la Sua Legge, al volere del Quale ogni attività umana tende ed è subordinata. Così pure, ogni organizzazione che agisce all’interno della società ha il dovere di contribuire, con la proprio partecipazione, alla formazione della società islamica, il cui progetto è la pace e la giustizia sociale. In questa società non sono ammissibili atteggiamenti che possono causare conflitti di classe o d’interesse, proprio perché la meta finale è la costante ricerca della pace sociale.

Amore e misericordia

Nel suo insegnamento l’Islam fa appello alla coscienza individuale ed ai sentimenti umanitari; ricorda agli uomini la loro origine comune a partire dal loro progenitore Adamo e li rende consapevoli della loro totale dipendenza da Dio, loro Creatore, al Quale tutti dovranno ritornare. Questa intima consapevolezza porta l’individuo alla scrupolosa osservanza della Legge religiosa e lo educa alla mitezza ed alla tranquillità, nella ricerca della pace con se stesso e con gli altri. L’educazione islamica indegna che le dispute e le differenze devono essere appianate, nella misura in cui la fede dei credenti li rende partecipi della comune appartenenza alla comunità e consapevoli della comune discendenza da Adamo.

Nella civiltà islamica questi legami coinvolgono tutti i credenti, spronandoli verso la realizzazione di una società giusta e pacifica ed unendoli al di là di ogni differenza di razza, di religione, di lingua e di nazionalità; il Profeta Muhammad ha infatti affermato:

«Un arabo non è diverso da un non arabo, un bianco non è diverso da un nero, se non nel timor di Dio».

I veri credenti sentono questo legame di eguaglianza tramutarsi in un legame di fratellanza, proprio per la loro fede comune, così come Dio Altissimo ha detto nel Corano:

«In verità, i credenti sono fratelli: ristabilite la concordia tra i vostri fratelli e temete Dio. Forse vi sarà usata misericordia», (Corano, 49:10).

Dal punto di vista islamico, la pietà è considerata pari all’amore, conformemente agli insegnamenti divini, mentre la crudeltà è considerata una disobbedienza a Dio, quindi un rifiuto della religione ed un segno di misericordia; è solo attraverso la fede comune nel Dio Unico, creatore di tutti gli uomini, che questo concetto di pace universale diventa una meta raggiungibile: nessun altro credo, che sia positivista, materialista, oppure vagamente spiritualista, rende giustizia all’autentico ruolo dell’uomo e all’altro compito a cui il Creatore l’ha destinato sulla terra, come apice e coronamento della Creazione.

Il comportamento individuale

L’Islam detta all’uomo le regole del comportamento individuale e sociale: esse sono state ricavate dalla Parola di Dio, il Corano, e dalla Tradizione che comprende i detti e gli insegnamenti del Profeta Muhammad, che costituiscono i fondamenti della giurisprudenza islamica. Questa regole rappresentano il modello al quale i credenti devono ispirarsi nel loro comportamento complessivo e sono il fine al quale essi devono tendere per vivere l’Islam e, di conseguenza, per realizzare la pace e per incentivare l’amore tra tutti gli uomini. Il retto comportamento, insegnamento fondamentale dell’Islam, si prefigge lo scopo di portare alla formazione di una società equilibrata e non conflittuale, proprio perché la fiducia ed il perdono reciproci esentano dal ricorso ai tribunali. Da questo punto di vista, stare le insolenze, le futili pretese, l’ostentazione e la vanagloria, atteggiamenti tipici che la gente maltollera; allo stesso mondo, l’Islam sconsiglia di menzionare agli altri le proprie buone azioni e gli atti caritatevoli, manifestazioni di un comportamento che può essere inteso come vanitoso e volgare. Inoltre si ingiunge di stabilire e mantenere buoni rapporti col prossimo, in conformità a quanto Dio Altissimo ha detto nel Corano:

«Se vi si saluta, rispondete con un saluto migliore, comunque, rispondete. Dio vi chiederà conto di ogni cosa», (Corano, 4:86).

Il credente è esortato a perdonare gli errori degli altri, a controllare la propria ira ed a dimenticare i torti subiti; nei rapporti personali sono sempre richieste gentilezza ed indulgenza, che meglio rappresentano il tipico comportamento pacifico del musulmano verso il suo prossimo. Sono condannati i vizi, quali ad esempio il bere ed il gioco d’azzardo, perché possono sfociare in situazioni negative per i rapporti interpersonali; ne consegue che il buon comportamento del singolo si riflette sull’ambiente e sulla società che lo circonda, incoraggiando, in definitiva, la pace e l’amicizia.

Come si evidenzia da quanto detto sopra, l’Islam, preoccupandosi dell’uomo e del suo comportamento, lo lega alla società in cui vive tramite dei doveri reciproci, imposti per il benessere comune. Vengono definite delle precise responsabilità per ogni individuo, perché tutti i credenti devono collaborare affinché la società raggiunga la pace, il fine prefissato da Dio; il Profeta Muhammad ha detto:

«Ognuno di voi ha una responsabilità e ne deve rispondere; l’uomo è responsabile dei beni della propria famiglia, e ne deve rendere conto; la donna è responsabile dell’amministrazione della casa, e ne deve rendere conto; il servitore è responsabile dei beni del proprio padrone, e ne deve rendere conto; il figlio è responsabile del patrimonio del proprio padre, r ne deve rendere conto».

L’Islam esorta quindi tutti i credenti ad attenersi strettamente ai precetti religiosi, perché è proprio il comune desiderio di obbedire a Dio ed al Suo Profeta Muhammad che fornisce coesione ed unità di intenti alla Comunità islamica. In conclusione, alla base del concetto islamico so pace vi è l’obbedienza a Dio, che non è altro che quella sottomissione al Suo volere implicita nel termine Islam.

Il sistema politico

L’Islam, al fine di amministrare ed organizzare la società civile, ha stabilito valori e principi che si basano sulla Legge religiosa e su un rapporto di cooperazione tra chi è preposto ad applicarla e il resto dei cittadini:

«No, per il tuo Signore, non saranno credenti, finché non ti avranno eletto giudice delle loro discordie, e finché non avranno accettato senza recriminare quello che avrai deciso, sottomettendosi completamente», (Corano, 4:65).

Il governo della società islamica è basato quindi sia sull’osservanza di tale Legge, sia sulla promozione della fiducia tra i cittadini, fattori fondamentali per il consenso popolare e per la corretta amministrazione della giustizia. A questo compito è chiamato chi governo, il quale è eletto per libera scelta e col consenso popolare, ed ha l’incarico e l’autorità di far sì che la Legge religiosa sia la norma giuridica della società islamica, che egli è chiamato a presiedere. È altrettanto chiaro che il governo islamico è privo di autorità se non ha la cooperazione e la fiducia del popolo, poiché, come dinanzi accennato, la fedeltà a chi governa dipende dalla sua fedeltà alla Legge islamica.

Abu Bakr, il primo Califfo, disse dopo essere stato eletto dal popolo: «Sono stato eletto vostro governatore, ma non sono migliore di voi. Quindi, se agisco correttamente, supportatemi, ma se sbaglio, correggetemi. Obbeditemi, finché io obbedirò a Dio ed al Suo Profeta; ma se non lo farò, non avrò più alcun diritto di pretendere la vostra obbedienza». Con questa parole egli fissò le norme da cui procede il sistema politico tramite il quale deve essere governata la società islamica; questo sistema detta le regole sia per i governati che per i cittadini, stabilendo tra loro una pacifica convivenza, permettendo la libertà decisionale della classe governante e promuovendo la partecipazione cosciente e la lealtà sincera del popolo. Si tratta di un sistema tramite il quale l’Islam realizza la pace politica all’interno della società, dato che essa viene amministrata per mezzo di una giurisprudenza religiosa, le cui norme e sanzioni derivano direttamente dal Corano e dalla Tradizione del Profeta. Trattandosi di norme stabilite da Dio, esse sono le più perfette e rappresentano la giustizia assoluta, proprio perché emanate dal Sommo Legislatore, il Creatore:

«O voi che credete, operate con ferma giustizia quando testimonierete davanti a Dio, anche se contro voi stessi o contro u vostri genitori, o contro i vostri parenti, siano essi poveri o ricchi, ché Dio è all’uno e all’altro più vicino di voi. Non seguite quindi le passioni che vi fan deviare dal giusto, e se voi storpierete la testimonianza o vi rifiuterete a darla, sappiate che Dio conosce bene ciò che voi fate», (Corano, 4:135).

Quando i cittadini sono certi che anche i loro governati hanno i loro stessi diritti e doveri e sono soggetti alle stesse leggi, e che i loro giudici applicano solo la Legge religiosa, allora si sentono in pace perché membri di una società giusta e sicura.

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